
1994 – 2014. Venti anni per venti edizioni di uno dei videogiochi più longevi e amati di sempre, anche senza avere un idraulico, un porcospino o una procace ragazza come protagonista. Ma del resto, quando ad essere al centro dell’attenzione sono le più spettacolari dreamcars - calate nel contesto di corse clandestine estreme, affrontate contro il tempo, gli avversari e anche le forze dell’ordine - gli ingredienti per colpire l’immaginario ci sono decisamente tutti. A celebrazione di questo ventennio di successi, il gioco distribuito da Electronic Arts è diventata la fonte d’ispirazione per un film coprodotto con DreamWorks e diretto da Scott Waugh. La difficoltà di rintracciare nella storia del cinema degli adattamenti da videogioco che abbiano avuto successo nel riproporre su grande schermo le emozioni provate dai giocatori è argomento noto. Il fatto che la scelta dei titoli da trasporre sembri non tenere in minimo conto le potenzialità narrative dell’opera da adattare, favorendo piuttosto considerazioni di mero carattere commerciale, è altrettanto scontato.
In Need for Speed le premesse sono le stesse del videogioco: bolidi su quattro ruote e gare nel traffico cittadino, con tutti gli elementi di rischio e spettacolo che questo comporta. Se però un videogioco come Need for Speed non necessita di una trama particolarmente sviluppata per intrattenere la propria utenza - dato che il divertimento viene dal pilotare in prima persona Ferrari, Lamborghini, Porsche e quant’altro - sul grande schermo la trama non è un accessorio, e protagoniste non sono, purtroppo, solo le macchine. È allora necessario sviluppare su queste premesse una storia, che in questo caso vede Tobey Marshall (Aaron Paul), meccanico e talentuoso pilota, assistere impotente alla morte dell’amico Pete (Harrison Gilbertson) in seguito ad una corsa clandestina contro il pilota Dino Brewster (Dominic Cooper). Dopo aver scontato due anni in galera, Tobey è deciso a vendicare la morte di Pete, partecipando alla De Leon, corsa clandestina (il cui nome è un riferimento ad un personaggio di Need for Speed: The Run) in cui potrà battere su asfalto il rivale Dino. Unico problema, oltre a recuperare una macchina all’altezza, è arrivare da New York a Los Angeles entro le 43 ore che ha a disposizione.
La trama in sé, pur caratterizzata da incongruenze, buchi e snodi inesplicati, se sviluppata meglio non sarebbe stata neanche male: in fondo si tratta di una scusa per dar modo al protagonista di scaricare sulla strada i 900 cavalli di una Ford Mustang e quelli di altre meravigliose vetture. Questo invero è l’unico compito svolto in modo più che dignitoso: quando protagoniste sono le auto, Need for Speed dà il meglio di sé, anche se non c’è niente che non si sia già visto. Quello che davvero non funziona è tutto il resto, in primis un cast ridicolo, in cui la figura di maggior interesse è probabilmente Monarch (Michael Keaton), l’organizzatore della gara - un personaggio che sembra la controfigura demenziale di Guido Meda. Aaron Paul, che interpreta il protagonista, non sembra proprio tagliato per il ruolo che gli è affidato: l’inevitabile paragone con il compianto Paul Walker è impietoso, l’attore di Breaking Bad non ha il phisique du role né il carisma di un eventuale epigono di Brian O’ Conner, senza scomodare Dominic Toretto. Ad un casting discutibile si aggiungono delle linee di dialogo agghiaccianti: battute inconsistenti e botta e risposta senza capo né coda si susseguono lasciando lo spettatore a pregare che quanto prima vengano sovrastate dal rombo di un qualche motore, fosse pure quello di una falciatrice in giardino. Se avete amato la serie di videogiochi rintraccerete nella messa in scena diversi elementi di citazione che potrebbero divertirvi, ma poco altro; se siete amanti dei film on the road potreste focalizzarvi su qualche scena qua e là ; se avete amato Fast & Furious statene alla larga.