Mary (Amy Codovini) è una ragazza di buona famiglia che ha perso la testa per Loris (Valerio Morigi), più grande di lei e di cui sa poco o niente. A casa, la giovane è costretta a vedersela quotidianamente con una madre che sente lontana, che reputa incapace di comprendere lei e il delicato momento che sta attraversando. Come gran parte degli adolescenti, Mary si sente incompresa e questo sentimento la porterà ad avvicinarsi alla vita “segreta” di Loris, divisa tra alcool e droga. Quando sua madre (Chiara Caselli) capisce quello che sta succedendo decide di “rinchiudere” la figlia in un istituto psichiatrico privato. A questo punto le vite dei due ragazzi si separano: da un lato c’è Mary che cerca di combattere non solo contro se stessa e i propri fantasmi, ma anche contro le altre persone ricoverate; dall’altro c’è Loris che, con l’aiuto dell’amico Chris (Ludovico Fremont) tenterà un colpo che dovrebbe cambiargli la vita. Presto farà giorno segna il debutto alla regia di Giuseppe Ferlito che, per il suo esordio, sceglie una storia d’amore adolescenziale tra due personaggi agli antipodi, e delle loro lotte diverse in quanto appartenenti a sfere opposte del mondo sociale. Attraverso questo spunto, Ferlito tenta anche di raccontare la realtà underground della metropoli, in cui ragazzi sempre più giovani finiscono col perdersi sulla via dell'alcol e delle droghe che dovrebbero sopperire ad un vuoto esistenziale dilagante. Tutto ciò è molto interessante, ma il problema della realizzazione di queste alte intenzioni sta nel fatto che ogni elemento viene affrontato con molta superficialità. I personaggi chiamati alla ribalta, così come le situazioni al limite che devono affrontare, vengono tratteggiati con pennellate certamente sicure, ma che non riescono ad attingere alla profondità e all’essenza delle cose. Questo anche per via della divisione netta che la pellicola subisce quando Mary e Loris si separano; la volontà di voler seguire due storie, mostrandole con un montaggio alternato e aggiungendovi anche alcune sequenze oniriche, finisce con il condensare il tempo a disposizione, così che molte situazioni vengono risolte in maniera fin troppo affrettata. Colpa, senza dubbio, anche di una sceneggiatura lacunosa e nebbiosa, che finisce con l’inciampare spesso nei luoghi comuni del racconto di formazione della contemporaneità. Detto questo, però, va riconosciuto a Ferlito una buona padronanza del mezzo tecnico. La regia di Presto farà giorno è solida, a tratti elegante e, soprattutto, mantiene in sé la firma precisa del suo autore. Ferlito dirige una storia d’amore abbastanza convenzionale che però ha il merito di tingersi delle tinte fosche del noir, giocando spesso con una fotografia fredda, talvolta ruvida, piena delle sfumature del grigio e dell’azzurro che sembrano già annunciare il tema portante del film: l’attesa dell’alba, ossia del momento risolutivo. E dal momento che non esiste momento più oscuro di quello che precede il sorgere del sole, i personaggi si trovano a muoversi in un universo tetro, sporco, a tratti spaventoso. Finiscono col diventare burattini inconsapevoli di un gioco più grande di loro, fatto di paure e insicurezze, che ben si sposa con l'ottima colonna sonora.