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Nessuno mi pettina bene come il vento

10/04/2014 10:00

Gabriele di Grazia

Recensione Film,

Nessuno mi pettina bene come il vento

Il regista di Giulia e Giulia e Compagna di viaggio, Peter Del Monte, torna alla regia, dopo un silenzio durato sette anni, con la pellicola drammatica Nessuno

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Il regista di Giulia e Giulia e Compagna di viaggio, Peter Del Monte, torna alla regia, dopo un silenzio durato sette anni, con la pellicola drammatica Nessuno mi pettina bene come il vento, opera raffinata ed ermetica che racconta la solitudine di tre personaggi, solo apparentemente distanti tra loro, i cui destini si incontrano sul desolante bagnasciuga del litorale laziale. Nel cast una malinconica Laura Morante, il giovane Jacopo Olmo Antinori e l’esordiente Andreea Denisa Savin.


Arianna (Laura Morante), divorziata, vive un esilio volontario dal mondo nella sua casa di Santa Marinella, sul litorale laziale. A rompere la sua monotonia quotidiana, un giorno arrivano una giornalista per un'intervista e sua figlia Gea (Andreea Denisa Savin), una ragazzina di undici anni dal carattere cupo e impenetrabile. Mentre in casa si svolge l’intervista, Gea incontra sulla spiaggia Yuri (Jacopo Olmo Antinori), un adolescente indurito dalla vita, figlio di una donna russa che lavora in un night club. Tra i due si crea subito un legame affettivo fatto di sguardi e silenzi che per la bambina si trasforma velocemente in qualcosa di più. Arrivato il momento della partenza, Gea si rifiuta di lasciare il paese di mare costringendo la madre a lasciarla con Arianna. Inizialmente spiazzata, la scrittrice si scopre presto affascinata dal carattere di Gea, ed accetta di tenerla con sé fino al mattino seguente, il tempo necessario perché il padre, in vacanza con la sua nuova famiglia, si organizzi per venirla a riprendere. Ma ripetuti imprevisti fanno dilatare l’attesa, e la ragazzina si lega sempre di più a Yuri.


Prende spunto da un verso della poetessa Alda Merini il titolo del nuovo film di Del Monte, che esplora, come le precedenti opere del regista, i contrastanti atteggiamenti nei confronti della vita ed il labile confine tra ordine e disordine, tra la razionalità ed il caos. Sono personaggi affini tra loro quelli di Nessuno mi pettina come il vento, anime sopraffatte da una solitudine interiore gelida e impetuosa come le onde del mare in inverno. Gea e Yuri hanno in comune un disagio atavico, la disperazione di chi è consapevole di appartenere ad un non-luogo raggiungibile solo con la morte. Ed è proprio un inquietante senso di morte a celarsi dietro i lenti movimenti di macchina ed i colori plumbei che investono ogni singola inquadratura facendola sembrare la natura morta di un pittore ormai stanco. A riempire una messa in scena scarna sono i silenzi dei personaggi ed i loro sguardi carichi di significato. Se nella recitazione di alcuni interpreti secondari si avverte una certa meccanicità che mina la veridicità del racconto, nel volto della Morante dimora un universo di espressività davanti a cui non si può che rimanere piacevolmente scossi: il cambiamento di Arianna in seguito al suo incontro con Gea, seppur repentino, nutre la curiosità di un pubblico coinvolto e smanioso di assistere alla risoluzione della vicenda. Purtroppo l’esperienza della Morante e la bravura degli altri due giovani protagonisti non bastano per fare dell’opera di Del Monte un film riuscito: reiterati buchi di sceneggiatura, il modo frettoloso con cui alcuni personaggi vengono congedati, ed il finale tagliato con l’accetta, fanno crollare tutto ciò che di buono era stato costruito nei 90 minuti precedenti innescando nello spettatore il dubbio di aver visionato un’opera troppo sfuggente persino per lo stesso regista.


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