Dall’Australia agli Stati Uniti, dopo aver attraversato l’Europa arriva nelle sale italiane Back to Front – Live in London, docu-film che riprende il concerto-evento di Peter Gabriel del 21 e 22 ottobre 2013 all’O2 Arena di Londra. Dopo venticinque anni dall’uscita dello storico album So, Gabriel torna sul familiare palco britannico riunendo attorno a sé la band originale del tour 1986-87. È il 1986 quando, reduce dalla terminata esperienza con i Genesis, Peter Gabriel pubblica So, quinto disco della sua carriera e primo da solista. Nel venticinquesimo anniversario di quell’album storico - già celebrato con un’edizione speciale ancora ai primi posti nelle classifiche - Back to Front ripropone al cinema il tour che nell’ultimo anno ha portato di nuovo sul palco Peter Gabriel con la sua fidata band: David Rhodes alla chitarra, Tony Levin al basso, Manu Katche alla batteria e David Sancious alle tastiere. Il docu-film porta sul grande schermo uno spettacolo che - attraverso la regia di Hamish Hamilton, filmmaker specializzato in live, tenuto in palmo di mano da alcune delle più celebri star internazionali tra cui Madonna e i Rolling Stones - riporta la memoria indietro ad uno strascico di anni Ottanta avanguardisticamente elettronici e tecnologici. I brani del concerto, oltre a tracciare un percorso nostalgico e magnetico attraverso gli album solisti di Gabriel, volgono anche un irrinunciabile sguardo al passato con i Genesis, con l’aggiunta di un paio di inediti e l’attenzione su pietre miliari come Shock the monkey e Secret World. In virtù della sua appassionata ricerca per i mezzi nuovi, in musica come altrove, Peter Gabriel ha desiderato partecipare attivamente alle riprese del film: proprio in previsione del montaggio cinematografico, infatti, regista e musicista hanno concordato di comune accordo di porre attenzione sull’effettistica utilizzata da Gabriel durante il suo show, particolarmente evidente in pezzi cult come The Tower That Ate People. Tuttavia, nonostante per gli ammiratori il film di Hamish Hamilton costituisca un documento di estremo valore emozionale e artistico, ancora una volta la tendenza contemporanea a portare al cinema i grandi show della musica internazionale ripropone agli spettatori le solite perplessità in merito alla riuscita di tali esperimenti di contaminazione fra musica live e immagine. Se infatti la musica di Gabriel non invecchia, il cantautore appare, durante il lungo concerto, piuttosto affaticato e ancora più austero di un tempo. La stessa interpretazione che emoziona dal vivo risulta sullo schermo decisamente inafferrabile e la distanza fra il pubblico e il musicista non solo appare incolmabile, ma arriva a sottolineare l’antiemozionalità del film di Hamilton. Come se non bastasse la scelta di accostare le immagini dei concerti di oggi con quelli passati, assume inavvertitamente i tratti di un omaggio al Peter Gabriel che fu, una rievocazione che vorrebbe annullare il tempo - e forse agli occhi dei fan in parte ci riesce - ma sarebbe impossibile non accorgersi del divario tra gli avanguardistici show del giovane musicista e la pacata, svanita interpretazione contemporanea.