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Alabama Monroe - Una storia d'amore

04/05/2014 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Alabama Monroe - Una storia d'amore

Belgio...

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Belgio. Elise e Didier si conoscono e si innamorano. Lei lavora come tatuatrice, lui è un cantante di musica bluegrass. A coronare il loro rapporto la nascita di Maybelle, la loro amata figlia. Ma una grave malattia che colpisce la bambina, rischia di distruggere l'idillio.


É stato l'unico vero contendente de La Grande Bellezza alla corsa per l'Oscar al miglior film straniero, ora Alabama Monroe – Una storia d'amore (The Broken Circle Breakdown) arriva in sala con l'ottima accoglienza critica ricevuta. Il regista Felix Van Groeningen costruisce un melodramma che lavora sugli estremi dei sentimenti: felicità e tristezza, gioia e dolore. Attraversando un arco temporale di 8 anni, la pellicola sfrutta i flashback e il montaggio a più livelli narrativi per andare avanti e indietro nella storia. Un racconto intimo sullo scorrere del tempo che alterna momenti che vanno dalla più dolce spensieratezza alla devastante tragedia, mettendo in scena il meglio e il peggio delle nostre esistenze: l'amore assoluto e la sua fragilità, la serenità e la sua disfatta. Ma sia la regia di Van Groeningen che l'ambiziosa struttura della sceneggiatura non hanno la forza necessaria per creare una piccola ma grande epopea familiare attraverso gli anni. La carica melodrammatica della pellicola cerca di scuotere lo spettatore con la potenza delle emozioni, e con l'accumulo di scene madri e momenti topici. Ma si calca in maniera eccessiva sul dramma, sulla retorica del dolore che è continuamente urlato ma mai giustificato. Alabama Monroe è quindi fragile nella sua mancanza d'equilibrio tra le parti, cerca l'immedesimazione e colpisce forte con la tragicità della vicenda non trovando però un suo cuore.


A Van Groeningen manca il tocco per far sfociare questa dualità contenutistica in uno sguardo unico e inglobante che contraddistingua il film, risultando invece artato e altamente costruito a livello drammaturgico. I due pur bravi protagonisti si gridano addosso il proprio male e lo gridano a chi guarda. Alabama Monroe alza il volume, mostra due caratteri archetipici che collidono, due visioni nell'affrontare la vita opposte: sognatrice e piena di speranza lei, pragmatico e razionale lui. La commozione è però troppo cercata per essere naturale e il male che i personaggi vivono è filtrato sullo schermo nel modo più forzato possibile. Così la scelta di costruire la pellicola scegliendo tra le parti più felici e quelle più tristi della vita dei personaggi appare ancora meno sincera, ma interessata all'obiettivo della lacrima facile, rendendo artefatti anche le scene che non dovrebbero esserlo. Pur essendo cinema d'autore europeo, l'opera di Van Groeningen pare quindi, per le scelte registiche e contenutistiche, un film indie americano, di quelli che si aggrappano a storie dal forte tasso di struggimento senza preoccuparsi di renderle tali. E la componente musicale del film, le sonorità bluegrass che accompagnano lo scorrere di Alabama Monroe, sono momenti intensi ma isolati in un film che cerca le emozioni ma non le trova mai.


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