Scritto e diretto da Massimo Scaglione, La moglie del sarto – prodotto dalla JC Ontheroad Pictures – si avvale della partecipazione straordinaria di Maria Grazia Cucinotta, sul grande schermo insieme ad altri interpreti conosciuti come Tony Sperandeo, e meno conosciuti al grande pubblico, come Marta Gastini ed Alessio Vassallo. Menzionato al 36° Festival des Films du Monde di Montreal e premiato alla prima Mostra Internacional de Cinema a Fortaleza, in Brasile, la pellicola (girata nel 2011) fa finalmente il suo esordio in sala, dopo diverse difficoltà di distribuzione. 1960, sud Italia: Rosetta Pignataro (Maria Grazia Cucinotta) vive felice a fianco del suo anziano marito, Edmondo Pignataro, sarto per soli uomini, il migliore del paese. La coppia, orgogliosa della bottega, però va incontro ad un atroce destino: il sarto muore, all’apice del successo artistico ed economico. Rosetta e Sofia (Marta Gastini), la giovane figlia, restano sole, e passato il funerale vengono abbandonate da tutti, parenti ed amici. Non dai notabili però, che come avvoltoi (poche ore dopo la scomparsa di Edmondo) cercano di convincere la vedova Pignataro a vendere il locale. Restia, gli avvocati – con l’aiuto di Giuliano Madera, finto imprenditore venuto dal nord – cercano di conquistarsi l’atelier con provocazioni meschine e stratagemmi puerili, fino ad accendere una girandola di voci diffamatorie che portano le due donne all’esasperazione. L’arrivo di due giovani pupari, però, cambia il destino del paese e delle due donne: uno di loro, Salvatore (Alessio Vassallo) si fa notare da Sofia per il suo fascino un po’ zingaresco e finirà per stravolgere la storia delle due donne. Girato a Praia a Mare (CS), Fiumefreddo Bruzio (CS), Scalea (CS), Limbaldi (VV), Cosenza e Roma, tra i pochi punti di forza di questo film c’è per l’appunto il paesaggio, peraltro non eccessivamente valorizzato. La pellicola, dal montaggio tutt’altro che straordinario (spesso frammentato, mal collegato ed talvolta amatoriale) alle musiche poco originali, non lascia spazio a particolari spunti positivi. A livello recitativo, inoltre, il livello è quasi sempre insufficiente, fatta eccezione per Maria Grazia Cucinotta (ottima l’interpretazione) e per i due pupari, Alessio Vassallo e Carlo Fabiano, ben calati nella parte. La regia di Scaglione mostra tante, troppe pecche: il filo logico c’è, ma le riprese lasciano a desiderare. Da evidenziare in positivo, invece, la gestione dei costumi, idonei per l’epoca e decisamente di ottima fattura. La moglie del sarto si attesta come un film con del potenziale, ma nei fatti mal gestito, nonostante la partecipazione di attori non propriamente all’esordio sul grande schermo. Se non altro, data la giovane età di molti interpreti, quello di Scaglione può considerarsi un esperimento utile a portare a galla personalità interessanti a livello recitativo come (oltre agli già citati Vassallo e Fabiano) la figlia del Sarto, Marta Gastini, ancora in fase evolutiva ma dalle ottime prospettive.