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Sogni di Gloria

17/05/2014 11:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Sogni di Gloria

Diviso in due episodi, nel primo si racconta la storia di Giulio (Gabriele Pini), trentenne cassaintegrato deluso dalla propria vita, che viene convinto da un a

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Diviso in due episodi, nel primo si racconta la storia di Giulio (Gabriele Pini), trentenne cassaintegrato deluso dalla propria vita, che viene convinto da un amico ferocemente anarchico a sbattezzarsi, suscitando l'indignazione e la mobilitazione della religiosissima famiglia. Nel secondo episodio Giulio (Xiuzhong Zhang), studente cinese in Italia, fa amicizia con il vecchio Maurino (Carlo Monni), incallito giocatore di carte, che gli insegnerà i suoi segreti puntando anche ad istruirlo per la vita.


A quattro anni di distanza dal divertente poliziottesco La banda del brasiliano – successo in Italia nei festival cinematografici indipendenti e buon riscontro di pubblico – il collettivo toscano John Snellinberg Film - regia di Patrizio Gioffredi, aiutato in sceneggiatura da Lorenzo Orlandini - torna nelle sale con un nuovo film, composto di due episodi entrambi con protagonisti un Giulio. Se nella prima storia il Giulio di Gabriele Pini sfida la religiosa famiglia con la scandalosa decisione di sbattezzarsi, nel secondo episodio l'amarezza precedente lascia il posto ad una tenera vicenda di amicizia tra uno studente cinese in Italia, e un anziano giocatore di carte portatore di una saggezza tutta personale.


Forse per la presenza del compianto Carlo Monni, forse l'ambientazione toscana che, come sempre, oscilla fra una società contadina e conservatrice e una crisi economica che conduce all'indutrializzazione anche le sue terre più refrattarie, Sogni di gloria evoca un cinema italiano che pareva dimenticato. Da una parte c'è un umorismo sprezzante e un coro di personaggi inetti che ricordano la tenera inconsapevolezza dei protagonisti di Berlinguer ti voglio bene, dall'altra una capacità di raffigurare i sentimenti con semplicità e umorismo, come fu per il primissimo Pieraccioni, infine un ritratto della provincia in cui religione e Sinistra battibeccano e convivono amorevolmente, come disse Virzì. Il collettivo di creativi che sta dietro al nome di John Snellinberg riconosce come propri tutti questi apporti, consacrandoli intorno all'imponente presenza cinematografica di Monni, la cui assenza pesa di più dopo quest'ultima interpretazione. Come in un nostrano Gran Torino, nel secondo episodio di Sogni di gloria il bel personaggio di Maurino prende sotto la propria ala il giovane studente cinese a ribadire la globalizzazione avvenuta persino nella cittadina di Prato (divenuta ormai da qualche anno la China Town italiana), come a voler così passare il testimone della toscanità ai nuovi cittadini, a colpi di briscola e bicchieri di vino. Non manca certo qualche semplificazione, in un tentativo buonistico di prendere solo il meglio in una società di certo molto più complessa, ma sia nel racconto dell'amicizia fra Maurino e Giulio/Ken sia nella vicenda estremamente divertente e leggera di Giulio il cassaintegrato, Sogni di gloria è una pellicola in grado di fare sorridere il pubblico di una trama, lievemente tragicomica ma delicata, che per quanto semplice non risulta mai banale.


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