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Edge of Tomorrow - Senza domani

28/05/2014 10:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

Edge of Tomorrow - Senza domani

Se si è in cerca di guerre futuristiche, combattimenti spettacolari, esplosioni a raffica e azione senza sosta Hollywood rimane l’inesauribile fucina di sempre

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Se si è in cerca di guerre futuristiche, combattimenti spettacolari, esplosioni a raffica e azione senza sosta Hollywood rimane l’inesauribile fucina di sempre e Edge of Tomorrow – tratto dalla light novel All You Need Is Kill del giapponese Hiroshi Sakurazaka - del regista newyorchese Doug Liman (The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith, Fair Game) è uno dei migliori prodotti di genere degli ultimi anni. Il motivo? Semplice: il classico impianto da action-movie è affiancato da una bella idea di fondo e da una consistente dose di umorismo.


In un prossimo futuro una specie aliena ha attaccato la Terra e l’ha invasa quasi interamente: le residue speranze degli eserciti terrestri riguardano una corazza speciale che potrebbe invertire l’esito della guerra. Il tenente dell’esercito USA William Cage (Tom Cruise), nonostante sia un semplice funzionario a digiuno di qualsivoglia esperienza di battaglia, viene spedito al fronte durante la Missione Downfall, una massiccia controffensiva terrestre. Dopo aver eliminato alcuni alieni, Cage viene a sua volta ucciso: la sua morte lo fa però entrare in una sorta di loop infinito. Ogni volta che muore la sua giornata ricomincia daccapo permettendogli di affrontare la nuova vita con maggiori informazioni utili per comprendere il punto debole delle forze aliene, grazie al fondamentale aiuto della soldatessa Rita Vrataski (Emily Blunt).


Il fatto che l’idea alla base del film (la morte come possibilità di un nuovo inizio) sia identica a quella del recente Source Code non penalizza troppo la pellicola di Liman che si concentra molto sull’interazione tra i due protagonisti e sul lato umoristico di un rapporto che deve iniziare dal principio ogni volta, complice anche la goffaggine dell’inesperto Cage. Il vorticoso montaggio di James Herbert rende la visione del film, con il passare dei minuti, sempre più simile a quella di un videogioco dove l’azione riparte dal salvataggio più recente e i tempi morti si riducono rapidamente a zero. Il meccanismo è ben oliato: la vicenda è intrigante, la chimica tra i due protagonisti funziona, l’azione è coinvolgente e ogni particolare è ben studiato, dalle corazze ultratecnologiche dell’esercito ai mimic, i particolari alieni che si muovono come trottole impazzite. Soprattutto lo sviluppo della trama e quello del rapporto tra Cage e Vrataski non risulta mai prevedibile e scontato, regalando allo spettatore sempre qualcosa in più rispetto alle sue aspettative. Davvero un lavoro con i fiocchi per gli estimatori del genere.


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