
Ombre malefiche, presenze inquietanti e spiriti maligni infestano solitamente case abbandonate e vi si insediano inesorabilmente, respingendo con forza qualunque umano provi ad accedervi. Scegliendo di modernizzare il contesto e di renderlo più urbano, Michele Taverna, dopo aver diretto Managua, torna in cabina di regia per realizzare il mediocre remake in 3D del giapponese Apartment 1303. Detroit, giorni nostri. Stanca degli sbalzi d'umore della madre alcolizzata (Rebecca De Mornay), Janet (Julianne Michelle) decide di prendere in affitto un appartamento in centro e di trasferirvisi definitivamente. Nonostante l'aspetto elegante del luogo, però, la ragazza ode voci sibilanti, percepisce strane presenze e si ritrova insoliti lividi sul corpo. Quando Janet si butta inspiegabilmente dal balcone, la sorella Lara (Misha Burton) e il fidanzato Mark (Corey Sevier), iniziano ad indagare sul suo apparente suicidio. Posizione strategica, camera con vista e terrazza panoramica sono le caratteristiche principali che aumentano il prezzo di mercato dell'appartamento 1303 sulla Jefferson Avenue. Nessun agente immobiliare, però, racconta le tragedie avvenute tra le sue mura e che ne impregnano ancora le pareti. Gli spiriti di coloro che, impazziti, vi hanno ucciso anime innocenti e si sono poi tolti la vita, infatti, attendono pazientemente i nuovi inquilini per tormentarli e ucciderli brutalmente. Appaiono ai loro occhi come visioni inquietanti, disturbano il loro sonno e li privano della capacità cognitiva, rendendoli brandelli di ciò che erano un tempo. Rovinando il loro corpo e annientando la loro mente in brevissimo tempo, i fantasmi si nutrono della paura umana e rendono le anime delle vittime parte del luogo stregato. Realizzando un horror quasi completamente al femminile, lo sceneggiatore Taverna appare come un sadico macellaio che mette in scena ogni protagonista per il puro gusto di trucidarlo in modo imbarazzante. Con personaggi abbozzati e piatti, una sceneggiatura completamente sconclusionata e uno stile di regia privo di suspense, 1303 si delinea come un film banale e monocorde che si avvicina ai b-movie ma che si rivela, soltanto, un prodotto di bassa leva incapace di creare alcuna empatia con gli spettatori.