Novello Antoine Doinel, il personaggio di Xavier Rousseau (interpretato nuovamente dal bravo Romain Duris) percorre il cinema del regista francese Cédric Klapisch da oltre un decennio. La sua prima apparizione avvenne ne L'appartamento spagnolo (2002), mentre la seconda risale al 2005 in Bambole russe; ora, a otto anni di distanza lo ritroviamo in Rompicapo a New York, grande successo ai botteghini francesi con oltre un milione di biglietti venduti. Oltre a Xavier tornano anche le sue storiche tre donne, amiche e/o amanti, Wendy (Kelly Reilly), Martine (Audrey Tautou) e Isabelle (Cécile de France). Come per i precedenti capitoli, ambientati in un universo cosmopolita (il primo in Spagna, il secondo in Francia, Gran Bretagna e Russia), pure questa volta l'autore/sceneggiatore decide di far interagire i suoi protagonisti lontano da casa, in quel di New York e precisamente a Chinatown. Xavier, diventato ormai scrittore affermato, è sposato con l'inglese Wendy con la quale ha avuto due bambini. Ma il suo matrimonio fallisce e la donna si trasferisce con i figli ed il nuovo compagno a New York. Per non restare lontano dai piccoli anche Xavier decide di fare il grande passo e di partire per la Grande Mela. Ospitato per i primi tempi dalla vecchia amica Isabelle, l'uomo trova ben presto un piccolo appartamento nella zona di Chinatown, riuscendo in qualche modo a continuare la sua attività di romanziere. Un giorno giunge a New York per un colloquio di lavoro Martine, la sua ex-fidanzata, con la quale sembra riaccendersi la passione di un tempo. Frizzantissima commedia romantica che mantiene il giusto equilibrio tra sentimentalismo e ironia, Rompicapo a New York è il degno proseguimento dei viaggi di Xavier, in una realtà dove si incontrano diverse culture. Klapisch racconta una generazione ancora in bilico tra la fanciullezza adolescenziale e la realtà del divenire adulti in un mondo globalizzato in continuo movimento. Con un tocco leggero ma ricco di inventiva, nel quale l'immaginazione del protagonista si tramuta in immagini reali, dai pensieri sessuali ai brevi dialoghi notturni con filosofi del passato, il regista offre un pluralismo di situazioni ed eventi che indagano nei piccoli problemi quotidiani: dalle difficoltà di essere un padre separato ai diritti mancati per le coppie omosessuali, dai matrimoni combinati alla non semplice integrazione in un universo estraneo, le quasi due ore di visione godono di un'irrefrenabile concretezza del ritmo e offrono diversi spunti di riflessione. In questa corsa forsennata, che si ripercorre anche nei momenti cruciali del prologo e del (pre-)epilogo, l'unica vera ricerca rimane però quella dell'amore, e l'esplosione di lucida, ragionata, spensieratezza finale ne rimane l'emblema più riuscito.