Maisie (Onata Aprile) ha sei anni e due genitori complicati: sua madre Susanna (Julianne Moore) è una confusionaria rockstar, suo padre Beale (Steve Coogan) un uomo d’affari sempre in viaggio. Contesa nella causa di divorzio fra i due, la bambina deve dividersi fra le isterie e i capricci dei genitori e l’affetto sincero ma ostacolato di Margo (Joanna Vanderham), seconda moglie di suo padre, e Lincoln (Alexander Skarsgard), nuovo fidanzato della madre. A ignorare che Quel che sapeva Maisie è un soggetto tratto da un racconto di Henry James, la vicenda potrebbe apparire come l’ennesima, melensa storia di un feroce divorzio visto dagli occhi innocenti della piccola figlia coinvolta. Meno ottocentesca la narrazione ma anche meno guerreschi i rapporti fra i due genitori nelle battaglie fuori e dentro il tribunale, il film di Scott McGhee e David Siegel è un melodramma di pochissima derivazione letteraria. Non fosse per l’eccezionale cast di attori – un dispiego di mezzi anche eccessivo per una pellicola dalle flebili ambizioni – il risultato finale invidierebbe molto poco alla forma televisiva. Nonostante Julianne Moore e Steve Coogan ereditino molto (soprattutto nell’interpretazione) dal modello La Guerra dei Roses, la sceneggiatura di Nancy Doyne e Carroll Cartwright, pur avendo a disposizione una fonte colta, risulta aver perso dall’originale non solo l’emozione ma anche una certa linearità, sostituita invece con una scrittura episodica che alterna a sequenze di tensione svolte più sentimentali in cui diventano centrali la piccola attrice protagonista e i personaggi di Alexander Skarsgard e Joanna Vanderham, immancabili e prevedibili “fate turchine”. Già insieme negli indie Parole d'amore (2005) e Uncertainty (2008), Scott McGhee e David Siegel dirigono una pellicola formalmente affine al genere indipendente ma troppo contaminata dai motivi del romance per risultare originale o anche solo emotivamente efficace. Da un tema classico come quello delineato da Henry James, i due registi attualizzano la vicenda facendo di due intellettuali una improbabile rockstar e un manager pieno di cliché. Sebbene vada reso conto ai due registi di un certo talento, anche nei momenti più drammatici, per una messa in scena rosea e delicata – resa anche formalmente dalla pastellata fotografia di New York opera di Giles Nuttgens – contro le premesse iniziali, Quel che sapeva Maisie è un film che migliora lungo il suo corso e offre il proprio meglio solo sul finale, più coraggioso dell’intero film.