Tunisia 2011. Mentre per le strade esplode la rivoluzione, Aida è in cerca di una casa per sé e per i propri figli, a cui ha dovuto rinunciare per mancanza di mezzi economici per mantenerli. In un documentario spietatamente realistico, Hinde Boujemaa racconta un paese e una donna costretti a ricominciare da zero. Rispetto ai molti documentari prodotti in Egitto durante le rivoluzioni di piazza - uno su tutti il premiatissimo The Square - lo sguardo tunisino sulla primavera araba ha occhi malinconici e disillusi, colmi però di una speranza che, come le sue donne, diventa col tempo sempre meno velata. Con Era meglio domani, Hinde Boujemaa non dirige un film partigiano né un affresco storico. Ciò che piuttosto viene ricercato è un “sodalizio” empatico fra lo spettatore e la protagonista, una madre che viene presentata con tutte le stanchezze, i limiti e le difficoltà che la propria condizione femminile le impone. Aida è una donna che, prima ancora dei diritti civili e dell’uguaglianza, chiede un paese migliore e dignità per sé, per il problematico figlio Faouzi e per quelli più piccoli che le sono stati sottratti. Per oltre un anno e mezzo, la Boujemaa ha seguito con la macchina da presa la sua protagonista attraverso le strade turbolente e le proteste di piazza, in una ricerca che somiglia a una routine quotidiana ma che, negli sfoghi (qualche volta violenti) con il figlio e negli amari soliloqui, cela la frustrazione e lo scetticismo di una donna sola per una rivoluzione che tuttavia si presenta carica di aspettative. Nonostante il carattere fortemente individualista della vicenda narrata, nel film ostinatamente contrapposta alla storia collettiva che si sta scrivendo, lascerebbe pensare a un racconto intimistico e drammatico, Era meglio domani si caratterizza invece per la forza trascinante che la sua protagonista emana: senza simbolismi troppo sofisticati, Aida - donna emancipata, (suo malgrado) divorziata, alla conquista di quei diritti che dovrebbero essere assicurati e la cui mancanza invece, insieme all’indigenza e all’emarginazione, le hanno portato via la casa, la famiglia e un’intera vita - arriva facilmente a rappresentare la coscienza che ogni singolo ha all’interno di un cambiamento epocale. Di contro a questo racconto privato, realistico e spudoratamente femminile, Hinde Boujemaa non pecca di ingenuità e sa bene che non può tralasciare di narrare anche la Tunisia in tumulto, con le sue incertezze e i dibattiti politici. Attraverso i dubbi della sua protagonista. Era meglio domani si rivela una testimonianza persino più efficace della retorica militante: ponendo attenzione sulla minaccia costante degli integralismi e sulla patina di disillusione sempre presente nei tunisini, svela una realtà che ha poco delle romantiche rivoluzioni del secolo passato e moltissimo della complessità attuale.