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Dragon Trainer 2

16/08/2014 11:00

Martina Calcabrini

Recensione Film, Film Animazione, drago invisibile, dragon trainer,

Dragon Trainer 2

Un sentimento forte e un legame indissolubile legano Hiccup alla sua furia buia, un amore talmente grande da oltrepassare i confini dell'umana comprensione per

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Un sentimento forte e un legame indissolubile legano Hiccup alla sua furia buia, un amore talmente grande da oltrepassare i confini dell'umana comprensione per divenire leggenda. La loro storia, nata inizialmente dalla penna di Cressida Cowell e, subito, destinata a trasformarsi in una trilogia, segue le tappe di un classico romanzo di formazione, intarsiato di colori vivaci, avventure mozzafiato e buoni sentimenti. Dopo il successo del primo capitolo, il regista Dean DeBlois, rinunciando all'aiuto del co-autore Chris Sanders, siede in cabina di regia e firma un’eclettica avventura tridimensionale che, utilizzando la nuova tecnologia Apollo della DreamWorks Animation, migliora l'immediatezza dell'animazione disegnata a mano e incrementa la tangibilità della stop-motion, intrappolando gli spettatori in una narrazione intensamente commuovente.


Una volta riuscito a mostrare la vera natura dei draghi, Hiccup, ha trasformato la sua cittadina da rude villaggio medievale a moderna capitale del divertimento in cui gli umani organizzano competizioni di ogni tipo e accudiscono i compagni di viaggio. La stabilità raggiunta, però, viene incrinata dal perfido Bludvist che ordina ai suoi scagnozzi di rapire tutti i draghi del regno per formare un esercito invincibile e governare il mondo. Hiccup, convinto di poter fermare l'uomo mostrandogli l'importanza della pace e del rispetto di ogni specie, parte alla ricerca del villain insieme al fido compagno Sdentato.


C’è stato un tempo in cui gli eroi erano giovani vigorosi, forti e senza alcun difetto che combattevano personalmente il male per salvare l’umanità. Nella società moderna, però, in cui l'omologazione socio-culturale prende il sopravvento sull’improvvisazione e l’eterogeneità, coloro che si distinguono non possono che essere ragazzi alternativi e underground che si ribellano al sistema dall’interno. Hiccup fa parte di questa schiera, annoverato in prima linea tra coloro che rinnegano le credenze popolari per ergersi a paladini dei valori pacifisti, ambientalisti e liberali. Il ragazzo non è mai stato come i suoi coetanei: troppo debole per essere un guerriero, troppo incosciente per divenire un comandante e persino troppo razionale per diventare un intraprendente membro della tribù. Ha lottato contro chi derideva la sua diversità e ha mostrato l’importanza di rispondere alla violenza con la saggezza e la determinazione di un capo e, contemporaneamente, con l’incoscienza caratteristica della sua età. Il giovane vichingo, infatti, è un eroe ante litteram, non ha l’armatura né lo scudo ma viaggia armato soltanto della lealtà del suo fedele compagno, disposto a sacrificare la sua stessa vita per difenderlo. Sono entrambi privi di un arto, eppure, riescono a trasformare i propri handicap in punti di forza: essendo uno lo specchio dell’altro, soltanto quando sono uniti si completano. Scegliendo di confezionare una narrazione centripeta intorno al consolidamento del rapporto tra uomo e drago, il regista e sceneggiatore DeBlois dosa accuratamente ilarità e divertimento, comicità e dramma, divertimento e azione. Utilizza le delicate e struggenti musiche di John Powell nei momenti più intensi della pellicola, sposando la causa dei suoi protagonisti, sostenendoli nel momento del bisogno e avvicinandosi a loro tanto da toccarne l’anima. Dragon Trainer 2 si configura sin dai primi fotogrammi come un policromo spettacolo pirotecnico che attraverso sinusoidi di dinamismo, coreografie e gag tipiche della slapstick comedy, ricorda al pubblico di non lasciarsi mai influenzare dai pregiudizi perché dietro l’ignoto o il diverso potrebbe nascondersi qualcosa di profondo ed estremamente prezioso.


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