
Gli scenari apocalittici che costellano l'universo di Scott Derrickson - salito al successo grazie a L'esorcismo di Emily Rose e Sinister - sono diventati inesorabilmente i tratti distintivi della sua cinematografia. Affascinato dal magnetismo di Beware the Night, romanzo biografico di Robert Sarchie, sergente del NYPD, il regista ha deciso di realizzarne una fedele trasposizione cinematografica che, miscelando generi diversi, alterna humour e orrore per stemperarne le divergenze e creare un prodotto piuttosto omogeneo. Bronx, 2013. Il sergente Robert Sarchie (Eric Bana), chiamato a difendere una donna dalle percosse del marito, nota alcuni comportamenti anomali assunti dalla squadra di ex veterani iracheni di cui l’uomo faceva parte. Quando anche la moglie di uno di loro getta il figlio in una gabbia di leoni, l'agente scopre che una presenza inquietante sembra collegare tutti i casi attraverso la manipolazione delle menti. Aiutato dal moderno gesuita Mendoza (Edgar Ramirez), Robert scoprirà che il demonio in persona è salito sulla Terra utilizzando corpi umani come portali. Dalle immagini iniziali di un arido Iraq, dai ripetitivi colpi di fucile e dalle grida disperate per la morte di un amico, si passa ben presto ad un caotico Bronx affollato di delinquenti, mafiosi e pazzi omicidi. Quando il caso di molestie domestiche viene accostato a quello di un inspiegabile infanticidio, fa capolino un demone che, ameno da qualsiasi espressione facciale, nasconde il suo volto dietro una maschera di gesso e sangue. La pioggia, il fango e il buio della notte sono allora gli elementi naturali che ben presto ricoprono la città di squallore e devastazione. Un presunto psicopatico vestito da imbianchino, infatti, si diverte a rompere gli equilibri familiari destabilizzandoli dall’interno per condurre i membri a compiere gesti folli. Il regista e sceneggiatore Derrickson, aiutato da Paul Harris Boardman, già suo collaboratore ne L’esorcismo di Emily Rose, decide di arricchire il filone poliziesco con tonalità thriller e action. Incurante delle inevitabili sfumature tematiche, costella la narrazione di eventi orrorifici e demoniaci creando una struttura funambolica e perennemente altalenante. Pur dosando attentamente i contrasti di colore e l’illuminazione - affidata alle mani esperte di Scott Kevan (Underworld – Il risveglio), Derrickson dimentica di prestare attenzione ai dettagli soffermandosi fin troppo a elargire spiegazioni maccheroniche ed elementari sui riti esorcistici. Sebbene i rumori di fondo anticipino sempre le azioni cogliendo di sorpresa gli spettatori, questi faticano a lasciarsi travolgere dagli eventi, rimanendo piuttosto distanti dal nucleo centrale dell’azione. Liberaci dal male si rivela dunque una pellicola imperfetta e alternativa che, dimenticando di fare leva sulla suspense per generare paura, finisce per suscitare interrogativi teologici e religiosi che mettono in gioco addirittura il paranormale.