Da un ponderato mix di epica e cultura popolare, Panos Koutras - regista ateniese semisconosciuto in Italia, ma con alle spalle tre lungometraggi - dirige il suo quarto film mescolando la carica evocativa dei miti della sua terra d’origine con la suggestione di un’icona contemporanea, Patty Pravo, simbolo di una cultura pop che ha finito per entusiasmare anche la nobile ma decadente Grecia della crisi. Dany (Kostas Nikouli) ha sedici anni, è gay ed eccentrico; suo fratello Ody (Nikos Gelia) ne ha due in più ed è indipendente e maturo. Intraprendente e pieno di immaginazione, Dany ha un piano: cercare il padre greco, colpevole di avere abbandonato da piccoli lui e suo fratello con una madre fragile e depressa. Dany e Ody partiranno così alla volta di Salonicco per ritrovare il padre ed essere riconosciuti, così da ottenere l’ambita cittadinanza greca e assicurare a Ody - talento vocale come sua madre e come lei fan di Patty Pravo - una partecipazione al talent show “The Greek Star”. In greco “Xenia”, titolo originale del film di Panos Koutras, significa straniero. Sul tema dell’ospitalità e del sentirsi estranei nella propria casa, fino a desiderare di cercarne un’altra più accogliente, fa leva la vicenda di Dany e Ody, due fratelli diversissimi legati da un destino mai generoso e dall’ottimistica speranza di poterlo cambiare. Qui, la Grecia della crisi economica, delle città che falliscono, della criminalità e del ponte eterno verso l’Occidente diventa la terra promessa di due giovani senza padre, il luogo di un nuovo omerico nostos. Il mito entra nel film sin dalle prime battute, non solo per la dignità letteraria assunta dai due fratelli protagonisti – uno dei quali si chiama, a scanso di equivoci, Odysseos - ma anche per il grande carattere di dramma di viaggio. Una narrazione a tappe parte da un’Albania ancora giovane e senza identità per spostarsi nella capitale greca e nelle grandi città commerciali come Salonicco, in una peregrinazione che attraversa luoghi e che mette dinnanzi ai due eroi personaggi eccezionali, pericoli e anche l’occhio vigile di una “dea”: una Patty Pravo patinata, mitica ed evanescente come un feticcio pagano. I successi della bionda cantante, come le coreografie di Raffaella Carrà, diventano simboli di una cultura pop da citare e attraverso la quale raccontare il desiderio di due giovani senza patria e senza genitori di appartenere a qualcosa o a qualcuno. Pioniere di un cinema greco moderno e citazionista, Koutras dissemina la sua pellicola di leggerezze (talvolta anche un po’ trash) così come di riferimenti alla storia della sua nazione, tenendo sempre a mente la predilezione per il grottesco che genera uno stile di regia irriverente e spietato. Lo sguardo tragico, privo di mediazioni, affida alle interpretazioni brillanti di due ottimi attori non protagonisti il racconto di un’identità balcanica in costruzione: se infatti da un lato il giovane Kostas Nikouli si dimostra un talento comico – il suo personaggio grottesco, chiassoso e visionario è un’interpretazione degna di un dramma almodovariano -, Nikos Gelia è il volto intenso di una generazione dispersa e confusa lungo i confini della nuova Europa.