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Neverlake

11/09/2014 11:00

Riccardo Cotumaccio

Recensione Film,

Neverlake

Da una storia di Carlo Longo e Manuela Cacciamani, Neverlake rappresenta l’esordio alla regia di Riccardo Paoletti, che sceglie il genere horror per fare il suo

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Da una storia di Carlo Longo e Manuela Cacciamani, Neverlake rappresenta l’esordio alla regia di Riccardo Paoletti, che sceglie il genere horror per fare il suo ingresso nel mondo del grande schermo. Girato tra Arezzo, Brolio, Castiglion Fiorentino e Cortona, la pellicola si avvale di un cast artistico giovane, prevalentemente straniero, e di un dietro le quinte tutto italiano: oltre al regista, le musiche di Riccardo Amorese, la fotografia di Cesare Danese, i costumi di Lea Bevilacqua e il montaggio di Francesco Galli.


Jenny (Daisy Keeping), sedici anni, vive a New York con la nonna. Per la prima volta nella sua vita decide di tornare in Italia per fare visita al padre e visitare tutti i posti dei quali ha sentito tanto parlare; in particolare il Lago degli Idoli, sito archeologico sul cui fondo sono state rinvenute numerose statuette etrusche in bronzo risalenti a più di 3000 anni fa, rappresentanti figure umane o parti anatomiche gettate nel lago durante misteriosi rituali. Trascurata dal padre, Jenny diventa amica di alcuni ragazzi ospiti di una casa famiglia che una sera la portano al lago dove, in una magica atmosfera, assiste all’apparizione delle anime di tre fanciulli etruschi che le chiederanno di indagare sui misteri che si celano dietro le statuette nascoste.


La premessa è d’obbligo: per essere un’opera prima, Neverlake presenta molti punti positivi, a iniziare dalla regia. Il film si rifà evidentemente a luoghi comuni della tradizione horror: la protagonista di sesso femminile che entra in contatto con un gruppo di coetanei ambigui, oscuri e terrorizzanti, è un classico tanto quanto l’uso delle bambole (quasi un tributo a Dario Argento) o la presenza di un lago misterioso. Questi elementi farebbero del film un semplice mix di banalità se non fosse per un oculato uso degli effetti speciali, della fotografia e del trucco, che rendono la visione piacevole e all’altezza del pubblico più esigente. La pellicola risulta coerente nei toni e nei colori, trovando fortuna anche nel campo recitativo: ottima soprattutto l'interpretazione della protagonista Daisy Keeping. Dare un senso “realistico” ad un horror non è sempre impresa facile, ma Paoletti – alla sua prima prova cinematografica – ha reso un'ottima prova.


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