Per i cent’anni dalla sua nascita, Sky Arte ha omaggiato, dedicandogli uno speciale, Mario Bava, vero e proprio deus ex machina dell’horror italiano e punta di diamante del cinema di genere degli anni '60. E’ uno dei registi horror più importanti del mondo, Joe Dante, a guidare lo spettatore nella lunga serie di ricordi, testimonianze e aneddoti che compongono questo piccolo affresco. Parenti (il figlio Lamberto, il nipote Roy), attori (nomi come Christopher Lee, John Phillip Law, la regina del gotico Barbara Steele, una commossa Elke Sommer), sceneggiatori, registi e produttori che hanno accompagnato la sua carriera (Argento, Emmer, Bevilacqua, Monicelli, De Laurentiis) per finire con coloro che da Bava hanno tratto ispirazione per il proprio percorso stilistico (lo stesso Dante, Sam Raimi, John Landis, dal contemporaneo Scott Dericckson all'“alter ego USA” Roger Corman, per finire ovviamente con Quentin Tarantino, cui si deve in buona parte la riscoperta moderna dell’opera baviana). A fare da guida in questo percorso, oltre a Joe Dante, contribuiscono gli interventi di due storici del Cinema come Tim Lucas e Stefano Della Casa. Dal suo ingresso giovanissimo nel mondo del Cinema, folgorato dalla passione del padre Eugenio, il filo dei ricordi ci porta alla sua carriera di richiestissimo direttore della fotografia, ruolo che ricoprì per registi del calibro di De Robertis e Rossellini. Qui Bava inizia ad accumulare l’esperienza che lo renderà uno dei principali artigiani del cinema italiano nonché pioniere degli “effetti speciali” in un’epoca in cui questo termine non aveva ancora alcun significato. Nel 1960 Bava dirige il suo primo vero lungometraggio, La maschera del demonio, indiscusso capostipite e capolavoro del gotico italiano che per vent’anni ha influenzato il panorama di genere non solo del nostro paese, ma anche in Europa e oltreoceano. Le ambientazioni, le tematiche e soprattutto l’uso particolarissimo delle luci diventeranno subito tratti distintivi di un cinema nuovo, così come il colore, tanto da fare affermare a Tarantino che in quei film “I colori esplodevano sullo schermo” dall’orrore, anzi dal terrore. Ciò che Bava riusciva a fare molto bene è creare questa atmosfera di suspense che lo porta a cimentarsi nella sua carriera anche con la fantascienza (Terrore nello spazio, ritenuto da alcuni fonte d’ispirazione per Alien), il western, il peplum, l’azione e addirittura la commedia senza perdere mai i tratti peculiari del suo lavoro. Dall’abilità registica – ai gustosi aneddoti sulle produzioni low budget fino agli apprezzamenti dei registi contemporanei, la pellicola è un ricordo sentito e appassionato di un regista poco conosciuto in patria ma ancora adesso particolarmente apprezzato all’estero.