
Se c’è una cosa che Venezia 71 ha mostrato agli spettatori è che i cambiamenti socio-culturali e le tematiche cinematografiche ormai vanno a braccetto. Il cinema, forse più di altre realtà , sembra aver capito che la chiave del successo è prestare attenzione alle tendenze e cerca di utilizzare in qualsiasi modo quel grande potenziale, in particolare la cultura internet. Nel 2014 al Lido sono stati ben tre i film italiani che hanno dimostrato quanto importante sia ormai la condivisione e che peso ricopra nella vita di tutti i giorni. La socialità si fa mezzo, oltre che messaggio: non solo la cinematografia la colloca sempre più al centro della narrazione - basti pensare a quanto è fitta la produzione di pellicole negli ultimi anni che trattano il tema della "rete" - e neanche semplicemente sceglie attori che proprio la dimensione virtuale ha reso personaggi di successo (pensiamo ad Arance e Martello, nuovo film di Zoro, nato anche lui come blogger), ma la usa come mezzo per sperimentare forme alternative di realizzazione, produzione e di diffusione. Oltre a Io sto con la sposa, meraviglioso esperimento di crowdfunding nato da un hashtag sulla rete, ciò che più di tutto rappresenta questa nuova esperienza cinematografica è Italy in a Day, del regista Gabriele Salvatores. Ispirato al primo Social Movie della cinematografia Life in a Day - prodotto da Ridley Scott, diretto da Kevin Macdonald e presentato al Sundance Film Festival - Italy in a Day, presentato fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, ha fatto commuovere non pochi critici presenti in sala durante l’anteprima. 44.197 video ricevuti, oltre 2200 ore di immagini, 632 video montati che riguardano la giornata del 26 ottobre 2013. Tantissimi coloro che hanno partecipato a questo censimento virtuale della propria giornata da "italiani". Il risultato è una nazione che si mostra via smartphone, via webcam o attraverso più avanzate tecnologie. In balia di se stessa, senza una sceneggiatura, una pista, delle "note di regia", la pellicola procede prima incerta e timida poi sempre più potente, dimostrando come la cultura social sia in grado di (auto)produrre riflessioni importanti su temi difficili. Salvatores racconta la crisi, i sogni ma anche la dignità e tutto lo spettro di elementi che compongono un giorno da cittadini italiani trasformando l’amatorialità e l’improvvisazione in qualcosa di sublime e commovente. Siamo tutti d’accordo che non bastano i social per essere qualcuno, che se anche questi spesso garantiscono un cono di maggiore visibilità ciò che si comunica deve essere forte, proprio per distinguersi nel marasma di input ai quali siamo sottoposti tutti i giorni. Salvatores ha messo a disposizione la sua capacità registica facendosi portavoce dei messaggi urlati nella rete ma orfani del giusto endorser e, tramite questi contributi eterogenei, attraverso un’enorme opera di montaggio, ha realizzato la sua storia. Per 80 minuti la regia di Salvatores rielabora i messaggi ricevuti realizzando qualcosa che abbia autorialità , scegliendo di seguire più a lungo alcune tracce rispetto ad altre, con un andamento narrativo che spesso si riavvolge ritornando a raccontare alcune storie più che altre. Nel social movie emerge la recente confidenzialità che gli italiani hanno con le nuove tecnologie ma soprattutto la familiarità con la propria immagine ripresa e diffusa via etere. Italy in a Day, nella regia di Salvatores, privilegia due piste narrative: oltre al sentimento del sentirsi italiani ai tempi della crisi, il modo in cui i social ci stanno inevitabilmente trasformando, che si sia d’accordo oppure no.