Presentato alla 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nel 2013 Si alza il vento rappresenta il lascito che il maestro dell’animazione Hayao Miyazaki regala ai posteri. Si tratta, infatti, dell’ultima pellicola realizzata dal regista giapponese che, proprio in occasione del Festival di Venezia, annunciò alle platee il proprio ritiro dalle scene, dopo aver cambiato il modo di realizzare e percepire il cinema di animazione. Si alza il vento è un testamento artistico nel quale Miyazaki torna ad affrontare alcuni temi cari alla sua produzione stilistica e contenutistica, senza mai rinunciare a quei valori che lo hanno accompagnato nella sua lunga carriera. Jiro è un adolescente con un grande sogno: spiccare il volo e librarsi nell’aria: la sua natura umana lo tiene ancorato alla terra ma la sua anima è assetata della libertà che solo nuvole e vento sanno dare. Quando una notte sogna di creare un aeroplano, sa che il destino sta indicandogli la via da seguire: guidato in sogno dal famoso ingegnere italiano Gianni Caproni, Jiro comincia così a progettare i suoi primi aerei. Nel frattempo, a seguito di un brutale terremoto, il ragazzo incontra Naoko, l’unica che riuscirà a distogliere la sua attenzione dalle volute del cielo, mentre nuvole nere si affacciano all’orizzonte e la malattia e la guerra imminente rischiano di distruggere tutto. Si alza il vento è il racconto per immagini della vita di Jiro Horikoshi, famoso ingegnere aeronautico giapponese divenuto celebre per aver contribuito alla costruzione dei velivoli A6M Zero, utilizzati in massa durante la seconda guerra mondiale e conosciuti per essere quelli usati maggiormente negli attacchi kamikaze. Già dalla scelta di questo soggetto – su cui Miyazaki aveva in precedenza pubblicato un manga – si evince la voglia del regista di lasciare ai posteri una pellicola che alla magnificenza visiva controbilanci un contenuto dall’alto valore morale. Jiro è infatti un ragazzo determinato e ottimista, che insegue il suo sogno e che pensa di agire per il meglio; un uomo che, nella crescita, vede il proprio sogno piegarsi alle necessità del suo Paese e trasformarsi in uno strumento di morte e distruzione (proprio come gli viene pronosticato in sogno da Caproni). Un discorso che evoca la storia di molte scoperte scientifiche del Novecento: da Albert Einstein a Robert Oppenheimer, i cui studi scientifici portarono, indirettamente ma di fatto, all’uccisione di centinaia di innocenti con lo scoppio della bomba atomica. Miyazaki si sofferma a riflettere sulle responsabilità dei creativi, realizzando un film pieno di congetture su come spesso questi vengano sfruttati per qualcosa che solo raramente assomiglia al "Bene Superiore", tanto decantato per giustificare azioni di dubbia moralità o umanità . Si alza il vento è tuttavia anche una bella storia d’amore che, seppure nella trama occupi forse uno spazio eccessivo, finisce con il toccarne le corde più intime. Consapevoli di trovarsi davanti all’ultimo lavoro del padre dello studio Ghibli, non si può non considerare la pellicola una mirabile autobiografia di commiato. Nel suo tentativo di creare qualcosa di reale e poetico partendo da sogni di gioventù mai veramente abbandonati, il protagonista Jiro sembra l’ombra del suo stesso progettista, un uomo che ha regalato al mondo poesia, speranza e spettacoli assolutamente incredibili.