Nove anni dopo, ancora Frank Miller e Robert Rodriguez, ancora Sin City. Una donna per cui uccidere segue l’opera prima rilasciata nel 2005, fedelmente ispirata al capolavoro fumettistico di Miller, concepito all’inizio degli anni ’90. La pellicola – che vede gli stessi Miller e Rodriguez nei panni dei produttori – si rifà all'episodio edito nel 1993, qui rivisitato sul grande schermo confermando parte del cast dal film precedente e integrandolo con nuovi, significativi elementi come Eva Green e Joseph Gordon-Levitt.
Al KadiÈs Bar di Sin City, luogo a dir poco malfamato, si incrociano le strade di sei personaggi assetati di vendetta. Un giovane, affascinante e presuntuoso giocatore d’azzardo, Johnny (Joseph Gordon-Levitt), sfida e sconfigge per ben due volte il perfido Senatore Roark (Powers Boothe), scatenando le minacce e l'ira che il malvagio politico rovescia su chi osa umiliarlo in pubblico. La bella Nancy (Jessica Alba), la cui vita è precipitata nel baratro dopo la morte dell’amato Hartigan (Bruce Willis), al KadiÈs Bar fa la spogliarellista e proprio su quel palco cova il desiderio di vendicare il suo uomo con l’aiuto di Marv (Mickey Rourke). La storia di Dwight (Josh Brolin), è la più sofferta: nella sua vita irrompe di nuovo dopo anni Ava (Eva Green), la femme fatale per cui aveva perso la testa e il cuore. Pentita per averlo fatto soffrire, Ava gli chiede aiuto per liberarsi dai soprusi del marito milionario. Quasi sempre macchiati di sangue, sesso e morte, in una città che pare non voler lasciar scampo a nessuno, i protagonisti saranno condotti a stravolgimenti inaspettati.
Il nuovo Sin City - attesissimo dai fan di Miller, ma anche del noir in generale – è fedele sia al comic, sia al primo film. In prospettiva trilogistica, ciò non può esser che un bene. Basin City appare ancora più spietata, violenta e cinica di quanto già non fosse, i suoi cittadini lo sono altrettanto ma soffrono, a caccia della loro vendetta. Il 3D impresso al film, per una volta, risulta un successo: il tridimensionale, quando si tratta di fumetti, è l’arma in più per immergere lo spettatore in una pagina virtuale che si sfoglia da sé grazie all’oculata regia di Rodriguez. Per comprendere l’entità del lavoro di post-produzione basti pensare all’anno di conclusione delle riprese: il 2012. Per oltre 2 anni Rodriguez – con la supervisione decisiva di Miller – ha ridisegnato gli ambienti, i luoghi e le riprese che prima non erano altro che green screen e tanto lavoro di studio. Il secondo Sin City risulta perfino più cinematografico del primo: spogliandosi di una dinamicità tipica del rapido svolgersi di trame impresse su inchiostro, il film risulta ragionato, profondo e introspettivo, mantenendosi concentrato sui lacerati sentimenti dei protagonisti, pur con l’attenzione sempre puntata al violento svolgersi degli eventi. Anche se un margine di miglioramento è ancora possibile - una trama più innovativa, per esempio, che scimmiotti meno la falsa riga del primo film, è ancora indubbiamente da preferirsi all'attuale - Sin City – Una donna per cui uccidere è un film che si apprezza soprattutto per quanto di buono è evidente possa offrire il cinema prendendo spunto da una graphic novel, anche se degli (ormai lontani) anni ’90.