
Darren Berrecloth, Cameron Zink, Kurtis Sorge, James Doerfling e Andreu Lacondeguy sono dei nomi che non diranno nulla ai più ma che si sono fatti una certa fama tra i mountain-bikers di tutto il mondo sia per la loro partecipazione a diverse gare estreme sia per Where the trail ends, documentario diretto nel 2013 dall'esordiente Jeremy Grant, fino ad allora attivo nel settore tecnico di altre produzioni più o meno famose. Prodotto con la collaborazione della Red-Bull Media-House (casa produttrice della nota marca di bibite), il film ha vinto il premio per la miglior regia al Vail Film Festival e, oltre a ottimi riscontri critici, ha ottenuto una certa meritata gloria tra gli appassionati. Il film è una visione che affascina sia per la perfezione delle immagini (le riprese, effettuate con camere ad alta risoluzione, tra rallenty e altri effetti visivi lasciano senza fiato) sia per lo spettacolo offerto dai cinque giovani protagonisti che, in un mix di incoscienza e coraggio, rischiano la vita pur di superare i propri limiti e realizzare nuovi trick al limite dell'umano. "Dove una strada finisce, ne inizia una nuova": è in questa frase che si concentra il succo di un doc-adventure che segue pedissequamente gli spostamenti nel mondo dei cinque indomiti bikers sempre alla ricerca di un luogo "dove nessuno è mai giunto prima". Ecco così che dalle montagne dello Utah - vero e proprio alpha e omega della pellicola - sino a quelle del Nepal e dell'Argentina fino al Gobi, gli eroici protagonisti si avventurano in luoghi impervi e incontaminati (splendidamente ripresi dal regista, tenendo sempre in conto l'interprete principale, il paesaggio) procurandosi ferite, incappando in errori tra rabbia e frustrazione, riprovando sempre tenacemente a raggiungere l'obiettivo. Una grande nota di merito va alla colonna sonora, capace sempre di sottolineare stati d'animo dei protagonisti e in grado di accompagnare magistralmente le spericolate e ripidissime discese. Se Where the trail ends è una produzione assolutamente imperdibile per i fan del ciclismo estremo, la visione va assolutamente consigliata a un pubblico eterogeneo che ritroverà in quel sano gusto dell'avventura mondi e realtà estranei ma totalmente puri nella loro essenza.