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Fratelli unici

02/10/2014 10:00

Gabriele di Grazia

Recensione Film,

Fratelli unici

L’amore tra fratelli è decantato come uno tra legami più profondi al mondo...

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L’amore tra fratelli è decantato come uno tra legami più profondi al mondo. A stravolgere qualsiasi luogo comune ci pensa il regista Alessio Maria Federici che - dopo aver diretto le commedie di discreto successo Lezioni di cioccolato 2 e Stai lontana da me - torna nelle sale con Fratelli unici, un’opera poco pretenziosa che propone dinamiche abbondantemente abusate dal cinema recente e punta tutto sull’avvenenza fisica dei due protagonisti maschili: Raoul Bova e Luca Argentero.


Pietro (Raoul Bova), un uomo di successo che ha scordato il valore dell’amore, e Francesco (Luca Argentero), un latin lover sfacciato ed immaturo, sono due fratelli che hanno da sempre desiderato essere figli unici. Quando Pietro, in seguito ad un incidente stradale, perde completamente la memoria e ritorna bambino, Francesco è costretto a prendersi cura di lui e a fare, per la prima volta nella sua vita, la parte dell’adulto. La convivenza tra i due è, come previsto, fonte di tanti guai e situazioni al limite dell’assurdo. A complicare le cose intervengono l’ex moglie di Pietro, Giulia (Carolina Crescentini) e Sofia (Miriam Leone), la vicina di casa che nutre per la superficialità di Francesco un profondo risentimento. Nonostante non si ricordi nulla della sua vita passata, Pietro si innamora dello sguardo di una donna che gli fa battere nuovamente il cuore e Francesco comprende lentamente l’importanza di avere un fratello.


Una Roma edulcorata e perennemente assolata ospita le vicende di Pietro e Francesco, due uomini belli e impossibili che dall’amore, quello vero, sono sempre fuggiti lasciandosi dietro solo macerie e più di qualche cuore infranto. Raoul Bova dà vita credibile a un personaggio smemorato che ricorda molto da vicino l’Henry Turner di A proposito di Henry, interpretato nel 1991 dal volto struggente di Harrison Ford. Attorno al suo Pietro, un animo arrogante e solitario che riscopre la semplicità del mondo osservandolo una seconda volta con gli occhi dell’innocenza, si dipana una storia poco originale che fa della battuta triviale il suo punto di forza. Ne sono testimonianza alcuni momenti che vedono protagonista il personaggio - totalmente inutile ai fini della trama - impersonato da Miriam Leone, una vicina di casa timida e bigotta pronta a rivelare la sua vera natura disinibita al primo appuntamento con il dongiovanni interpretato da Luca Argentero. Passando da una gag all’altra, senza mai lasciare il giusto respiro tra le varie sequenze, la sceneggiatura di Luca Miniero e Elena Bucaccio scivola via senza particolari intoppi sciorinando in pochi minuti tutte le idee alla base del racconto. Ciò che più manca, però, è un vero guizzo registico che sappia ricomporre sapientemente i frammenti di una storia che, senza la recitazione sopra le righe di Argentero e gli sguardi languidi della Leone, avrebbe trovato nel rapporto tribolato tra il personaggio di Bova e quello della Crescentini il suo vero punto di interesse. Fratelli unici è l’ennesimo prodotto dimenticabile, figlio del buonismo, che da qualche anno sta estenuando la commedia italiana.


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