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Joe

13/10/2014 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Joe

Trasferitosi in Texas, Gary (Tye Sheridan) è un adolescente di quindici anni che vive in una difficile situazione familiare...

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Trasferitosi in Texas, Gary (Tye Sheridan) è un adolescente di quindici anni che vive in una difficile situazione familiare. Il padre è un tipo violento, costantemente ubriaco e scansafatiche, la madre subisce senza reagire e la sorella minore si è chiusa in un silenzio assoluto. Gary trova lavoro presso Joe (Nicholas Cage), un uomo burbero che si affezionerà a Gary e tenterà di proteggerlo.


Tratto dall'omonimo romanzo scritto da Larry Brown nel 1991, Joe - diretto dal regista David Gordon Green - è stato presentato in concorso alla 70° Mostra del Cinema di Venezia. La filmografia di David Gordon Green è quantomai altalenante sia per qualità che per genere. Dopo le poco riuscite incursioni nella commedia demenziale(Strafumati, Lo spaventapassere, Sua Maestà), il regista torna con Joe a un cinema dall'approccio classico e a storie dall'impatto emotivo più forte, vicine ai film dei suoi esordi, alla costante ricerca di una propria personale visione del cinema e del mondo.


Joe si muove tra due binari tematici: è il racconto di formazione di un ragazzo costretto a crescere più in fretta di tutti in un'America rurale e violenta, ma soprattutto è un film sulla paternità. All'assenza dei padri biologici fa da contraltare la presenza di altre guide di cui un giovane ha bisogno. Il protagonista Gary, infatti, troverà in Joe quella figura paterna e protettiva che il vero padre, alcolizzato e riottoso, non può essere. D'altra parte il protagonista (un ottimo Nicholas Cage) è un uomo che si prende per la prima volta la responsabilità di essere importante per qualcuno e quindi di trovare una possibilità di redimersi. Nonostante le buone premesse, il film non convince. Green immerge la sua pellicola in un immaginario estetico e concettuale che non sa rinnovare. Il Texas messo in scena non è più quello della frontiera, ma un Sogno americano sepolto sotto la violenza e la sporcizia di personaggi oltre la legge. La rappresentazione e l'atmosfera dei luoghi e della loro umanità manca di uno sguardo inedito che possa dare nuovo senso a questi personaggi e a quest'America. Green vorrebbe realizzare un'opera che rimandi al cinema americano degli esordi ma l'archetipo si trasforma in stereotipo: Joe pare allora un film che non usa la sua classicità per plasmarla in un'altra visione ma si adagia in uno schematismo narrativo e stilistico che lo rendono un prodotto vecchio, un compito portato a termine senza anima, qualcosa che ha veramente poco da dire e da mostrare. Anche il finale, all'insegna della violenza, non colpisce ed è il prevedibile risultato del didascalismo della storia.


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