Parafrasando il titolo di un romanzo, questo potrebbe essere Il paziente italiano e ne incarnerebbe tutto lo spettro di possibili significati. Sì perché Gianni Di Gregorio in quest’ultimo lavoro cinematografico non solo è un uomo affetto da qualche strana patologia, ma anche un uomo che di pazienza ne ha da vendere. Presentato al nono Festival di Roma, nella sezione Gala, Buoni a nulla è una commedia irriverente. Il protagonista Gianni (Gianni Di Gregorio) è un impiegato del settore pubblico, polveroso e burocratizzato, che come skill "Fa un po' di tutto e un po' di niente". A pochi mesi dalla tanto agognata pensione scopre che il Governo decide di disporre diversamente e gli tocca lavorare ancora per un po’, ricollocato in un'altra sede, fuori Roma, dove arrivare puntuali è una missione impossibile. Gianni non ci sta e non ce la fa più. È da tanto che sopporta una ex famiglia pesante e pretenziosa, le bizzarre e certosine riunioni di condominio, le difficoltà della vita di tutti i giorni nella Capitale. A questo, si aggiunge anche l’umiliazione di essere trasferito dopo anni di onorata carriera in centro in una sede distaccata e periferica con "vista raccordo", tra giovani colleghi fannulloni, alle prese con nuove procedure informatiche. Riuscirà il nostro eroe a farsi valere? Tanto gentile e tanto onesto pare il nuovo personaggio di Gianni di Gregorio, pacato nei modi e tollerante allo strenuo. Esimio rappresentante di questa nuova popolazione di sessantenni troppo vecchi per le nuove frontiere del lavoro digitale, ma troppo giovani e gagliardi per potersi permettere di andare pensione. Cosa fare allora per sopravvivere? Imparare a dire di no. Grazie all’aiuto di un bizzarro medico ma soprattutto al confronto con le dinamiche del suo nuovo ufficio - dove convivono strani personaggi - Gianni riceverà le giuste motivazioni per diventare un uomo nuovo: aperto alla vita, all’amore e alla conquista di una nuova posizione. In questa catarsi il ruolo dei comprimari è fondamentale: c’è Marco (Marco Marzocca), altruista e sfruttato dai colleghi; la bella Cinzia (Valentina Lodovini) a cui Marco non riesce a dir di no e Gianfelice Imparato, un galoppino spione e zerbino. Tornato in piena forma sugli schermi, Gianni Di Gregorio deve ancora una volta badare a una combriccola principalmente femminile composta da ex moglie, vicine anzianotte, figlia viziata (Camilla Filippi) e un nuovo capo dispotico ed esigente (Anna Bonaiuto). Il film sembra un sequel dei suoi precedenti lavori (Pranzo di Ferragosto, Gianni e le donne), ma abbandona il più classico e confortevole schema narrativo raccontando la "maturità " del protagonista attraverso meccanismi ironici e spiazzanti. Gianni è un personaggio "vecchio", noto al pubblico del suo cinema e maturo anagraficamente, ma nella sua personale battaglia verso i nemici mette in campo armi giovani e immature come dispetti, ripicche, finte ruffianerie. Così il sempre gettonato cliché del Bel Paese pigro e truffaldino sguazza ancora in una commedia italiana - ma vestendosi di una patina tenera e fantozziana - e la denuncia sociale lascia il posto a una divertente messa in scena che privilegia la piacioneria di alcuni atteggiamenti "romani", condannandone gli aspetti più grotteschi. La sceneggiatura, scritta con Pietro Albino Di Pasquale, pur prestandosi alla deriva filmica corale, privilegia il one-man-show: gli altri protagonisti rimangono sullo sfondo, pezzi di costume e società che fa da cornice, più che da narrazione. Unico ruolo di maggior spessore è quello di Marco, che scende - inconsapevolmente - in trincea al fianco del protagonista in questa battaglia lavorativa, sociale e di autoaffermazione. Buoni a nulla è un film che lascia un insegnamento senza voler convincere a tutti i costi. Ci sono buoni a far niente e buoni a far tutto. Tra gli uni e gli altri il segreto per star bene con se stessi.