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Andiamo a quel paese

10/11/2014 11:00

Riccardo Cotumaccio

Recensione Film,

Andiamo a quel paese

Da Striscia la Notizia al grande schermo, Ficarra e Picone tornano al cinema con Andiamo a quel paese, quarto lungometraggio da loro diretto dopo l’ultimo lavor

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Da Striscia la Notizia al grande schermo, Ficarra e Picone tornano al cinema con Andiamo a quel paese, quarto lungometraggio da loro diretto dopo l’ultimo lavoro - datato 2011 - Anche se è amore non si vede. Il punto di partenza è di nuovo la Sicilia, loro terra natia, dove si succederanno eventi inaspettati e inauditi. All'insegna dell’ironia dissacrante tipica dell’ormai affiatata coppia di attori siciliani.


Palermo. Valentino e Salvo, sfrattati dalla loro casa, sono costretti a trasferirsi a Monteforte, paese natio di Valentino e luogo in cui, anni prima, l'uomo si è lasciato alle spalle la storia d’amore più bella della sua vita. In quel villaggio sperduto sulle colline siciliane, però, la situazione non è delle migliori, a causa dei molti pettegolezzi e delle cattiverie pronunciate alle spalle dei due amici. Salvo, però, ha una grande idea: i paesani sono tutti anziani, perché dunque non ospitarli in casa propria, prendendo come merce di scambio le loro pensioni? L'abitazione dei due diventa un ospizio, ma la situazione finisce per complicarsi portando i protagonisti a dover rivedere il loro piano diabolico. Come? Facendo sposare la vecchia zia Lucia - settantenne - a Valentino.


Andiamo a quel paese si inserisce nel sin troppo vasto panorama delle commedie attuali, a caccia di spunti non banali, ma sempre riconducibili agli stessi cardini. Il dialetto, l’anzianità, la crisi, la furbizia all'italiana, l’espediente e la scorciatoia per guadagnar facile. Quello del duo siciliano è un film birbonesco, che gioca con originalità sul tema della vecchiaia con l’obiettivo di dissacrarlo dal punto di vista umano ed economico. La pensione (altrui) è sinonimo di sicurezza economica e per questo ogni vecchietto deve essere conquistato psicologicamente. Il contesto di Monteforte è variopinto e presenta personaggi di ogni tipo: dal commissario ignaro al barbiere racconta storie, quasi si fosse in una fiaba, fino alla zia che intrattiene una love story segreta con il prete. La storia d’amore di Valentino è ben presente di sfondo, regalando al pubblico quel pizzico di romanticismo che in una commedia non può mai mancare. Anche se la regia mostra delle pecche importanti (il cinema non sembra essere il terreno preferito dei due attori palermitani), Ficarra e Picone non fanno mai mancare la risata al pubblico. E per questo meritano certamente un occhio di riguardo.


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