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22 Jump Street

16/11/2014 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

22 Jump Street

Era il 2012 quando i registi Phil Lord e Christopher Miller decisero di portare sul grande schermo la serie tv anni ’80 con Johnny Depp, 21 Jump Street...

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Era il 2012 quando i registi Phil Lord e Christopher Miller decisero di portare sul grande schermo la serie tv anni ’80 con Johnny Depp, 21 Jump Street. L'esperimento si mostrò senz’altro riuscito: non solo gli incassi da capogiro, ma anche la critica di tutto il mondo confermò il buon risultato. Dopo l’incantevole The Lego Movie – ritorno al genere animato che li aveva lanciati con Piovono Polpette – Lord e Miller tentano il tutto per tutto con 22 Jump Street, sequel della pellicola del 2012. Protagonisti sono di nuovo Channing Tatum e Jonah Hill.


Dopo aver archiviato, con un discreto successo, la loro missione sotto copertura in un liceo, gli agenti Schmidt (Jonah Hill) e Jenko (Channing Tatum) vengono richiamati al dovere: una nuova droga si sta diffondendo tra i giovani e, per questo, i due poliziotti dovranno celarsi nei panni di studenti del college. L’operazione – che ha adesso base al 22 di Jump Street (dal momento che i coreani hanno comprato la chiesa del primo film) - non solo dovrà debellare il pericolo legato a una droga mortale, ma anche condurre i due protagonisti a capire su cosa si fonda la loro amicizia.


Leggendo la trama di 22 Jump Street si avverte, sin da subito, un fortissimo senso di déjà-vu che risveglia ataviche preoccupazioni nello spettatore: il timore di vedere un prodotto nato dall’operazione copia-incolla che sembra tanto andare di moda in quel di Hollywood. Il film di Lord e Miller sembra infatti figlio di quella tendenza degli studios di riproporre successi, senza fermarsi un momento a riflettere sulla qualità del prodotto immesso sul mercato. Quello che, tuttavia, differenzia 22 Jump Street dai sequel di cui ormai è piena l’industria sono i due uomini al timone: Phil Lord e Christopher Miller, profondamente consapevoli dell'aria che tira, invece di rifuggire dal pericolo di copia conforme, decidono di affrontarlo con l’arma più potente che hanno a disposizione: l’auto-ironia. 22 Jump Street è un film follemente autoreferenziale, che sa ridere di sè e della pellicola che lo ha preceduto; come se, in un certo senso, i registi stessero allo stesso tempo deridendo la propria produzione e l’intera industria del cinema. Evitando di prendersi troppo sul serio, i due autori riescono a confezionare un film d’azione dal ritmo perfettamente cadenzato, che ha il merito di essere incredibilmente spassoso tra citazioni di cult maschili come True Lies e Terminator, passando per goliardie tipicamente falliche e gag al limite del pudore. Il tutto, naturalmente, sorretto dalla bromance fra i due protagonisti: due tipi opposti che, nella loro azione sotto copertura, sceglieranno ambienti diversi e, presumibilmente, in guerra tra loro. Da una parte l’amore per l’arte (e le artiste) bohémienne, dall’altra il football come centro dell’ammirazione generale. Tutto già visto, ma rivestito da un nuovo sarcasmo (auto)distruttivo.


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