Donato (Roberto De Francesco) è un uomo comune, che sta attraversando in macchina un paese di provincia coperto dalla neve. Donato è alla ricerca di una grossa somma di denaro che potrebbe risolvere i suoi problemi, ma la malavita è sulle sue tracce. Mentre cerca di arrivare all'obiettivo, l'uomo soccorrerà la giovane Norah (Esther Elisha), scappata proprio dalle persone che lo stanno cercando. Neve, diretto dal regista Stefano Incerti, è una pellicola di genere che prova a unire noir e dramma, violenza e psicologia dei personaggi. Da subito, quello che colpisce di più è la scelta dell'ambientazione: un paese del Nord Italia coperto da una coltre di neve dove si dipana una storia tutt'altro che candida e pura, piena di segreti e rivelazioni. Purtroppo l'intento di rendere questo aspetto dicotomico tra neve e brutalità - con il bianco del paesaggio opposto al rosso del sangue - resta tutto nelle intenzioni del regista. Non solo la messa in scena del film è fiacca, ma la regia non ha la forza necessaria per supportare un'opera che non vibra mai, nemmeno nella sua essenzialità di movimento. Incerti è inabile nel trasmettere reali motivazioni all'agire e al muoversi dei personaggi, non così avvolti da quell'aura disperata e fatale che la trama richiederebbe. Per essere un noir con venature thriller a Neve manca l'intensità del racconto e della potenza drammaturgica. Quello che si vede è un prodotto fiacco, senz'anima e senza direzione, con molti momenti da stereotipo (su cui spicca la rappresentazione del "cattivo" cinematografico). Se il film è fallimentare soprattutto all'interno del suo genere di riferimento, Incerti non risolleva la sua opera neanche nella narrazione del rapporto tra i personaggi di Donato e Norah. Tra amicizia e storia d'amore, senza mai scegliere davvero, Neve volge sui protagonisti una presunta delicatezza di sguardo che non gli è consona. Lontano dai suoi personaggi e dal regalare loro una giusta costruzione psicologica, il film di Stefano Incerti finisce per tediare con una trama irrisolta e uno stile che non sa dove guardare. Lo spettatore, dal canto suo, non riceve alcuna emozione e in nessun modo riesce a partecipare a quel senso di ineluttabilità o di riscatto che, del resto, non sembra avvolgere con convinzione neanche i protagonisti.