Se si pensa a Robert Zemeckis e al suo rapporto con il fantascientifico, la memoria non può che volare subito a Ritorno al Futuro, la saga che dal 1985 al 1990 ha consacrato il regista americano. Eppure, nel 1997, un’altra chicca ha arricchito il suo già vasto curriculum sci-fi, stavolta però con toni più riflessivi. Tale rigore è del resto ciò che imponeva il soggetto di Contact, a cura di Carl Sagan, autore del libro omonimo, deceduto (ironia della sorte) proprio nel corso delle riprese. Sin da piccola, Ellie Arroway (Jodie Foster) è affascinata dall’universo, dalle stelle e dalle galassie che lo colorano. C’è qualcuno, oltre l’essere umano, a popolare il grande buio? È questo il quesito che cambierà la vita a Ellie che – una volta adulta – si ritrova a lavorare come addetta alle trasmissioni di una grande antenna, ascoltando incessantemente lo spazio attraverso i radio telescopi del progetto SETI. Sebbene diversi magnati finanziatori, scettici sugli obiettivi scientifici della dottoressa, la privino dei fondi necessari, un giorno un segnale del tutto particolare giunge dallo spazio. Va dunque edificata una macchina gigantesca per entrare in contatto con coloro che hanno inviato tali istruzioni sulla Terra. Lo scontro con le istituzioni religiose - e in parte politiche - si verifica da subito, intralciando più volte la regolare messa in scena della missione. Ellie, nonostante i continui abusi di potere del suo superiore David Drumlin (Tom Skerritt) e grazie all’amore di Joss Palmer (Mattew McConaughey) riuscirà infine a essere l’unica protagonista di questo viaggio unico verso coloro che da sempre ha voluto conoscere: gli extraterrestri. Contact è fantascienza che entra nel cuore: piacevole, ambizioso, sognatore e realista, non tanto nella resa della scienza, quanto nei sentimenti. Forte dell’Oscar vinto con il precedente Forrest Gump, Zemeckis prova a osare in profondità, con un soggetto già pronto e una sceneggiatura da reinventare e adattare al cinema. Il risultato andrenalinico, pur regalando allo spettatore qualche momento d’ansia, è quasi sempre stemperato dal forte senso umano che la pellicola mantiene nel corso della trama. Proprio in questo è abile Robert Zemeckis: alternare l’ambizione all’umanità, puntando su un gioco di contrappesi che non rende il prodotto un'opera totale ma un film che resta ben impresso nel cuore del pubblico. Sebbene la ben nota regia “all’americana” dia costantemente la sensazione di assistere a una commedia, Contact è fantascienza molto più “terrestre” di quanto appaia. Non è un caso, infatti, se il viaggio interstellare invece che per lo spazio, si svolga in una frazione di secondo proprio sul nostro pianeta, per la precisione in Giappone. Temi come l’amore e i sentimenti dell’uomo, allora, non risultano mai stucchevoli. Neanche in un film che vuole parlare di stelle, galassie e alieni, o presunti tali.