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Diplomacy - Una notte per salvare Parigi

01/12/2014 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Diplomacy - Una notte per salvare Parigi

23 agosto 1944...

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23 agosto 1944. Parigi, ancora sotto il controllo tedesco, è pronta a cadere nelle mani degli Alleati che si stanno sempre più avvicinando alle porte della città. Il fuhrer, ancora pronto a tutto, ordina al generale von Choltitz (a capo delle operazioni nella capitale francese) di distruggere la città a cominciare dai suoi monumenti più importanti, tra i quali il Louvre e la Torre Eiffel. Oltre alle meraviglie architettoniche a rischio c'è anche la vita di migliaia di civili. Il console svedese a Parigi, Raoul Nordling, da tempo in intensi contatti con von Choltitz si introduce segretamente nella sua camera d'albergo - dalla quale il generale gestisce le operazioni - per cercare di convincere il militare a evitare la strage e a disobbidire agli ordini.


Non nuovo nel trattare storie ambientate durante la seconda guerra mondiale (tra i suoi film più recenti sul tema The Ogre con John Malkovich e gli inediti Il nono giorno e La mer à l'aube), il regista tedesco Volker Schlöndorff si avventura nel racconto di un'ipotesi già espletata nella pièce teatrale Diplomatie di Cyril Gely. Diplomacy - Una notte per salvare Parigi ne è l'adattamento. Per dar volto a due personaggi storici - realmente esistiti - Schlondorff sceglie di affidarsi a due vecchi, ma ancora ruggenti, leoni come André Dussollier e Niels Arestrup.


Un film ambientato per la sua quasi totalità tra le quattro mura di una stanza non può che vivere sulle prove dei suoi protagonisti, interpreti perfetti e magnifici, che riescono a catalizzare l'attenzione nei loro intensi e serrati dialoghi. Un cinema da camera della miglior specie, che si districa nei meandri di un racconto di cui si sa già la fine, senza però far mai perdere mordente alla narrazione grazie anche a una sceneggiatura a orologeria che non dimentica un'acuta caratterizzazione delle due figure cardine. Il personaggio di von Choltitz viene infatti ammantato di una notevole umanità - operazione non sempre scontata nella rappresentazione di un gerarca nazista - in cui le azioni del soldato cozzano spesso con gli ideali dell'uomo, afflitto da un dilemma che diventa una vera prova esistenziale. L'assenza degli stereotipi e la cura nel rapporto tra il militare e il console svedese sono messi in scena con una rappresentazione classica, che guarda spesso al mondo teatrale senza tuttavia perdere di vista la sua connotazione cinematografica. Una corsa contro il tempo ricca di suspence, che immerge lo spettatore in una delle pagine fondamentali della Storia del secolo scorso.


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