Let’s go è diretto e sceneggiato da Antonietta De Lillo, esperta documentarista con alle spalle ben nove film del genere, tra i quali Ogni sedia ha il suo rumore: Ritratto di Alda Merini e Promessi Sposi. La Marechiaro Film - da lei fondata - produce film con l’obiettivo di valorizzare opere perdute o innovative, dirette da giovani registi, sfruttando le possibilità offerte dalla rete. L'ambizioso progetto, in qualche modo, si rispecchia anche nella trama del suo ultimo lavoro. Let’s go racconta la storia di Luca Musella, ragazzo tuttofare - operativo nel campo della fotografia e della scrittura - che si ritrova a perdere tutto per un investimento azzardato. È questo il punto d’inizio della sua storia, nonché punto di (ri)partenza per la sua vita, rivissuta tramite una lettera da lui scritta, tra Napoli a Milano, in un viaggio lungo la Penisola. Abbandonato persino dalla famiglia (una moglie e tre figli), Luca è il prodotto perfetto della crisi attuale: solo e costretto a ritrovarsi, a rinnovarsi, a riscoprirsi. Il protagonista diventa così, in qualche modo, bandiera di una generazione specchio del paese fantasma che è divenuto l’Italia. Con un solo, importante comune denominatore: non perdersi mai d’animo. Let’s go è un'opera reale, attuale, cruda e di certo sofferta. La regista, che esordiente non è, parte da un ottimo presupposto (quasi obbligatorio per chi sceglie di lavorare nel campo dei documentari): quello dell’incontro. Aver conosciuto personalmente la storia di Luca Musella l’ha indubbiamente aiutata nella stesura della vicenda, sceneggiata a quattro mani con Giovanni Piperno. Ciò che di bello offre la trama è l'insegnamento a non mollare mai, l'invito a vedere le cose da un diverso punto di vista. Anche nel peggiore dei casi, è sempre presente l’opportunità di concentrarsi su quanto di buono può offrire la vita. Questa speranza è forse la vera protagonista di Let’s go, un docufilm che mette a nudo non tanto le fragilità del protagonista, quanto quelle di una società distante, fredda e incapace di accogliere il prossimo, facendo calare un velo costante di solitudine sul mondo.