La moltitudine di immagini e video provenienti dalla recente rivoluzione siriana, realizzati dagli stessi civili che mettono in pericolo la propria vita ogni giorno. Con Eau Argentee, Syrie Autoportrait, il regista Ossama Mohammed ha montato un film usando tutti questi contribuiti audio e video e servendosi della collaborazione di Wlam Simav Bedirxan, giovane donna curda rimasta nel paese d'origine. Dopo essere passato ai Festival di Cannes e Torino, Eau Argentee, Syre Autoportrait approda al Filmmamaker Film Festival 2014 dove è stato presentato in concorso. Ogni giorno vengono realizzati e filmati video inerenti a ogni evento, dal meno significativo al più importante. Così è stato - ed è ancora - la Rivoluzione Siriana, durante la quale molte persone hanno documentato di persona il disastro e le macerie della guerra civile, rischiando anche la propria vita. Il regista Ossama Mohammed ha deciso di riunire parte delle migliaia di video, per realizzare un'opera di novantadue minuti sul significato della rivoluzione, sulle conseguenze e sui danni che essa ha causato. Un film totalmente composto da video amatoriali appartenenti a chi era lì e ha visto tutto, così da restituire con forza l'orrore e il male della guerra. Eau Argentee, Syrie Autoportrait è un film estremamente contemporaneo, un'opera civile ai tempi dei new media, fortemente influenzata da You Tube. Un film che potrebbe avere tantissimi registi, quanti sono i video che lo compongono, tutti testimoni e quindi autori della Storia. In una tale proliferazione di sguardo e di immagini, è una pellicola che si interroga, inevitabilmente, sul senso della costruzione dell'immagine cinematografica. Perché anche se i frammenti che compongono Eau Argentee, Syrie Autoportrait appaiono spuri e di bassa qualità , essi raggiungono ugualmente il loro scopo, mostrando senza filtri morte e distruzione, sangue e dolore. Un ritratto eloquente della guerra siriana attraverso le videocamere e i telefonini di chi l'ha vissuta. Una moltitudine eterogenea di visioni per mostrare una sensazione di estremo disagio e dichiarare un atto di accusa. Eau Argentee, Syrie Autoportrait è sicuramente interessante, un film che riesce a fare teoria sull'immagine e a essere sconvolgente. Forse, con la sua estrema purezza e la fiducia totale nella potenza dell'immagine dilettantistica (seppur efficace e anche insostenibile per il tema trattato), si avvicina più a un esperimento audio-visivo che a una vera e propria opera cinematografica. Un film realizzato da tutti, ma anche da nessuno; un importante collage, poco cinematografico nel suo svolgersi ma dall'importante valore etico.