Fra le recriminazioni che si muovono più spesso alle produzioni cinematografiche italiane c'è quella che riguarda la mancanza di varietà . Il cinema nostrano ha in questi anni dimostrato di essere deficitario proprio della suddivisione di genere, preferendo dunque puntare ai soliti prodotti e portando a galla l’esasperazione di un pubblico sempre più annoiato. Eppure, qualcuno che si muove verso la diversificazione narrativa c'è: Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores è un passo avanti verso una destinazione che, tuttavia, sembra ancora lontana. Michele (Ludovico Girardello) è un ragazzino come tanti, un’ombra indistinta in mezzo alla calca dei coetanei che non sembrano notarlo. Non brilla per qualità intellettive o estetiche e si limita a rimanere ai margini della sua stessa vita, tanto da avere spesso la sensazione di essere invisibile agli occhi dei suoi compagni, a eccezione dei bulli che lo tormentano. Ben presto, Michele capisce che la sua sensazione di non esserci è, in effetti, reale: il ragazzo sa diventare invisibile e, come i protagonisti dei fumetti che divora con ingordigia, scopre di avere poteri con i quali dovrà scendere a patti. Nel frattempo a scuola arriva anche Stella (Noa Zatta), nuova compagna di classe, elegante e gentile, su cui Michele sogna di far colpo. Inizia così un’avventura che conduce il ragazzo a scoprire un mondo a lui sconosciuto, proprio a partire dalla sua identità . Il ragazzo invisibile è una pellicola ambiziosa: portare il fantasy adolescenziale, così come la crossmedialità , nel mercato italiano è un'impresa cui poteva aspirare giusto un regista come Salvatores, che già nel 1997 tentava la fantascienza con Nirvana. Seppur lontani dalle originalità del passato, anche stavolta il risultato è un'opera piuttosto compatta dal punto di vista registico: l’invisibilità del protagonista viene resa con credibilità , senza alcuno sforzo apparente, e anche la trama - nonostante qualche banalità - riesce sorprendentemente a tenere avvinto lo spettatore. Il grande difetto del film è da ricercarsi nella mancanza di contatto con il pubblico. Una debolezza che riguarda la scrittura del film, ma anche gli attori: Michele, che ha davvero poche battute, non riesce a convincere e anche la recitazione dei suoi colleghi coetanei è incerta. Si potrebbe giustificare il tutto con la giovane età di molti protagonisti se non fosse che anche gli interpreti con più esperienza - tra cui Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino e Kseniya Rappoport - fatichino a reggere il peso dei loro personaggi, che finiscono con l’essere del tutto inverosimili e privi di empatia. Nonostante le difficoltà , Il ragazzo invisibile è una prova ammirevole: si avverte in essa il cuore del regista, la passione per il mondo del fumetto (colpiscono favorevolmente le molte citazioni, da X-Men a Ritorno al Futuro, passando per Superman e Spider Man) e l’ambizione a voler svecchiare un tipo di cinematografia ancora impantanata in una terra di nessuno. Una pellicola riuscita solo a metà , ancora una volta troppo intimista, povera di spettacolarità e incerta quanto a ritmo.