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Mamma, ho perso l'aereo

19/12/2014 11:00

Marta Marchesi

Recensione Film,

Mamma, ho perso l'aereo

A Chicago, i McCallister - genitori, figli, zii e cugini - sono in pieno fermento per l’imminente partenza natalizia per Parigi...

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A Chicago, i McCallister - genitori, figli, zii e cugini - sono in pieno fermento per l’imminente partenza natalizia per Parigi. Mandato in castigo dopo aver combinato l'ennesimo guaio, Kevin (Macaulay Culkin), il più piccolo e turbolento di tutti, chiede a Babbo Natale di non avere più una famiglia. La mattina della partenza, nel trambusto generale, Kevin viene dimenticato a casa da solo. Quando si accorge che il suo desiderio è stato esaudito, il bambino inizia a godersi la libertà: finalmente può fare tutto quello che gli è sempre stato impedito e divertirsi. Quando la famiglia - accortasi dell’errore - fa di tutto per tornare a casa, a Kevin la solitudine comincia a pesare. A movimentare le cose si aggiunge la minaccia di due improbabili ladri d'appartamento. Per difendere la sua casa dagli scassinatori, Kevin è pronto a mettere in atto una vera e propria guerra basata su ingegnose trappole che faranno impazzire i due malviventi.


Come nelle migliori tradizioni, bisogna stare attenti a quello che si desidera, soprattutto se si è un bambino di otto anni e si è vicini al Natale. Diventato uno dei classici natalizi degli anni Novanta, Mamma, ho perso l’aereo deve gran parte della sua riuscita agli attori, tra cui spicca il protagonista Macaulay Culkin, da qui in poi lanciato a una carriera purtroppo terminata poi con il finire dell'infanzia. Con le sue espressioni e un'adorabile verve, Kevin diventa al cinema l’emblema del bambino discolo in grado di cavarsela in ogni situazione, come un moderno Gianburrasca. Accanto a lui, brillano i grandiosi Joe Pesci e Daniel Stern, due maldestri ladri che, vittime dell'inventiva di Kevin, generano una serie di gag slapstick davvero gustose. La regia di Chris Columbus, al servizio di un cast azzeccato, riesce a valorizzare al meglio la trama. Nonostante oggi faccia quasi sorridere per le sue ingenuità, nel 1991 Mamma ho perso l'aereo è stato in grado di generare un vero e proprio genere cinematografico, cui sono seguiti una serie di "emuli" che hanno preso il via dal sequel ufficiale Mamma ho perso l'aereo: mi sono smarrito a New York.


Quella di Columbus è una commedia irriverente, in cui l’infanzia perde una parte di innocenza: il protagonista snocciola bugie in grado di convincere l’adulto più sospettoso, crea un sistema di trappole da fare invidia ai più sofisticati antifurto e vive a casa da solo per alcuni giorni, avverando sullo schermo i desideri più inconfessabili di generazioni di bambini in tutto il mondo. La famiglia, solitamente un rifugio per i più piccoli, è qui assente e inaffidabile e parte per le vacanze dimenticandosi il figlio più indisciplinato, di cui, solitamente, è difficile notare la mancanza. Sullo sfondo il Natale, la festa in cui - per tradizione - si dovrebbe stare con i propri cari, sembra perdere per la prima volta la sua atmosfera sentimentale. Ma niente paura, è solo un'impressione: nella seconda parte del film il "desiderio del Natale", il rifiuto della solitudine e la necessità di stare in famiglia torna a dominare e la trama stessa, con una strizzata d'occhio ai grandi classici citati, a partire da La vita è meravigliosa di Frank Capra. Clamoroso successo nelle sale italiane nella stagione 1990-1991 (cui è seguito, alla sua prima visione TV nel 1993, l'ascolto fino ad allora più alto raggiunto), Mamma, ho perso l’aereo è il assoluto il cult natalizio più famoso della storia del cinema. Un film che riesce a essere spassoso e frizzante, a divertire anche a distanza di anni e di visioni ripetute, indipendentemente dall’età di chi guarda.


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