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Si accettano miracoli

06/01/2015 12:00

Marta Marchesi

Recensione Film,

Si accettano miracoli

Fulvio (Alessandro Siani) è un uomo di marketing la cui occupazione è quella di tagliare teste in azienda...

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Fulvio (Alessandro Siani) è un uomo di marketing la cui occupazione è quella di tagliare teste in azienda. Quando, però, è lui a essere licenziato, Fulvio aggredisce il suo superiore, finendo in carcere. A liberarlo ci pensano i due fratelli, che vivono in un paesino sperduto della Campania, Rocca di Sotto. Lì il mondo sembra essersi fermato prima dell’avvento della tecnologia e la parrocchia guidata dal fratello di Fulvio, don Germano (Fabio De Luigi), è in seria difficoltà economica. Mosso a compassione, Fulvio non può far altro che escogitare un piano di marketing per promuovere il turismo in paese e decide così, nascondendolo a tutti, di far piangere la statua di San Tommaso. Rocca di Sotto rinasce e l’uomo si lascia conquistare dal mondo locale, in particolare dai piccoli orfani e da Chiara, la ragazza cieca che aiuta a gestirli. Quando, però, il Vaticano invia dei vescovi per riconoscere l’effettiva veridicità del miracolo, Fulvio non può far altro che trovare un nuovo piano per salvare il paesino.


Alessandro Siani, dopo lo straordinario successo de Il principe abusivo, torna dietro e davanti la macchina da presa con un film che trasporta nel mondo della fiaba, in una dimensione sospesa in cui le persone si ravvedono e i miracoli - anche quando improvvisati dal fai da te - se sono a buon fine, accadono. Si accettano miracoli è una pellicola senza pretese, che segue l’onda della cinematografia commerciale italiana con il solo scopo di intrattenere - senza troppa volgarità - il pubblico del sabato sera. Ormai eletto anfitrione del Sud Italia, Siani è protagonista di una commedia in cui, ancora una volta dopo il successo di Benvenuti al Sud, vengono rispettati gli equilibri regionali e la Campania si riprende un posto centrale nella comicità italiana. Siani è un attore intinto di cultura partenopea: conosce Troisi e la tradizione, sa far ridere del paradosso e utilizza la sua conoscenza (in parte proveniente anche dal palcoscenico) per mettere in scena situazioni surreali che finiscono per diventare inevitabilmente divertenti. Esperto qual è dei meccanismi della risata, si affianca l’amatissimo (soprattutto ai fan della comedy italiana) Fabio De Luigi ed entrambi offrono un’interpretazione piacevole, senza rinunciare a fare il verso a sé stessi.


In veste di regista, Siani mostra la capacità di dosare correttamente le gag fra sé e le spalle scelte, bilanciando lo humor. Non è il senso del comico che manca all’attore napoletano e alla sua squadra ma, ancora una volta, la compattezza di una sceneggiatura che superi lo sketch e abbia dignità cinematografica. I passaggi (teoricamente determinanti alla comprensione della trama) vengono resi in maniera fin troppo veloce e le situazioni di svolta sono risolte senza alcuna spiegazione. Se da un lato la sottotrama della sorella (interpretata da Serena Autieri) non è incisiva, i momenti con i bambini - a metà tra le Piccole canaglie e i bimbi sperduti di Hook – Capitano Uncino - cadono nello stucchevole. Il personaggio di Chiara, di quasi chapliniana memoria, funziona proprio perché non lascia troppo spazio ai propri limiti fisici. La tematica della fiaba, suggerita e rimarcata da citazioni e riferimenti (e nel corso del lungometraggio calcata dalla musica di Umberto Scipione) è l’aspetto su cui si poteva costruire meglio il film: così, anche la sequenza dell’abito da sera di Chiara - aiutata a vestirsi come una moderna Cenerentola con i suoi topini - sarebbe stata meno sdolcinata e più ironica. Si accettano miracoli è una pellicola post natalizia che ha in sé qualche spunto di spirito ma che manifesta in pieno come, al suo secondo lungometraggio da regista, ad Alessandro Siani manchino non tanto le idee quanto piuttosto la consapevolezza del grande schermo.


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