Paolo Genovese ritorna sul set con una nuova commedia sentimentale, Sei mai stata sulla Luna?, per raccontare la ricerca di un punto di congiunzione tra due mondi opposti. Guia (Liz Solari), donna in carriera che fa del lavoro la sua vita, vive a Milano con il compagno evasore fiscale. Alla morte dell’ultimo parente rimasto, Guia è costretta a tornare a Nardò, suo paese d'origine, fra i bizzarri abitanti che lo popolano, per decidere che fare della masseria di famiglia. Dopo aver dimostrato con Immaturi di saper gestire un cast ricco di attori, in Sei mai stata sulla Luna? Paolo Genovese sembra cadere inesorabilmente proprio sulle scelte di sceneggiatura. Personaggi senza alcun profilo psicologico, privi del minimo accenno di spessore (a eccezione forse di Pino, cugino autistico di Guia e aspirante prete, interpretato da Neri Marcorè), sono i protagonisti di uno script incredibilmente affollato e frettoloso. Se infatti il tentativo di raccontare attraverso la coralità una o più storie d’amore non è del tutto da biasimare - le vicende dei comprimari risultano anche più interessanti di quelle della protagonista - a essere frenetico è lo scorrere della trama, a guardar bene l'ennesima contrapposizione tra la vita "autentica" di campagna e quella artificiale della città . Nord e Sud, lusso e vita contadina, due mondi a confronto che non si toccano mai e in cui la bucolica Nardò è raccontata in pochi rapidi scorci, a sottolineare la diversità tra le uova fresche di giornata e le sfilate di alta moda milanesi. Un discorso di gran tendenza nella commedia italiana contemporanea, ma davvero già sentito e poco credibile. L’amore, la paura e le scelte esistenziali, narrate in modo così superficiale e approssimativo da impedire qualsiasi immersione spettatoriale nel film: tutto ciò che di romantico poteva esserci nella trama è privato delle sue sensazioni più autentiche, fino a rendere impossibile qualsiasi empatia. Viene da domandarsi perché Genovese si sia cimentato in un’opera totalmente priva di ambizione e del tutto intrisa di cultura pop (dalla colonna sonora alle banali scelte registiche); una storia a cui non sembrano credere nemmeno gli stessi autori, affidata a una manciata di attori validi ma male assortiti. L'ennesima commedia, fatta per essere protagonista dell'intrattenimento all'italiana, in cui tutto viene messo sullo stesso piano e niente realmente approfondito: buchi di sceneggiatura a perdersi (ma quel biglietto della lotteria di Pino poi, che fine ha fatto?) e un’unica morale: la superficialità .