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Cloro

03/02/2015 12:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Cloro

Jennifer (Sara Serraiocco) è una ragazza di diciassette anni con la passione per il nuoto sincronizzato...

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Jennifer (Sara Serraiocco) è una ragazza di diciassette anni con la passione per il nuoto sincronizzato. A seguito di un tragico evento, è costretta a lasciare la sua abitazione a Ostia e trasferirsi in un paese di montagna insieme al fratellino minore e al padre malato. Viene assunta in un hotel come cameriera, ma il sogno del nuoto resta vivo in lei nonostante le circostanze difficili.


Presentato in concorso al Sundance Film Festival 2015 e in programma alla 65esima Berlinale, Cloro è l'opera prima del regista italiano Lamberto Sanfelice. Una storia di adolescenza e crescita, dove la macchina da presa non si stacca mai dalla giovane protagonista, interpretata da Sara Serraiocco, giovane attrice italiana rivelazione nel 2013 per la pellicola Salvo. Sanfelice scruta il mondo di Jennifer attaccandosi a lei con stile minimalista e una messa in scena essenziale, che predilige una scarna regia da camera a mano. Cloro è una storia di formazione e di presa di responsabilità immediata: Jennifer è ritratta come una comune adolescente con la passione per il nuoto sincronizzato, ma è obbligata dal destino ad affrontare fin da subito gli ostacoli della vita. Il regista parla di adolescenza eliminando dalla narrazione ogni figura parentale, da un punto di vista letterale e metaforico: la madre è defunta, il padre non è in grado di badare ai figli e l'unico parente rimasto è uno zio più attento a sé che alla famiglia. Così il film è il racconto di una ragazza che diventa madre per il proprio fratello e balia per un padre irresponsabile.


Sembra un film di felicità negata e giovinezza spezzata quello realizzato da Sanfelice, che usa come teatro delle vicende un luogo dell'anima e dei sentimenti posto tra le calme montagne, un paesino innevato e isolato da tutto. In questi luoghi e in questa atmosfera Jennifer prova a non abbandonarsi a sé stessa, a cercare un proprio equilibrio nell'elemento rilassante dell'acqua e nella disciplina del nuoto, per ricostruire rapporti e combattere una solitudine esistenziale che il paesaggio di montagna non fa che amplificare. Lamberto Sanfelice rende chiaro il nucleo stilistico e tematico del film; ha l'obiettivo sicuramente ambizioso di parlare in maniera sussurrata dell'imprevedibilità del destino e di come esso cambi le traiettorie di una vita. Nel suo percorso dolce e delicato sull'adolescenza - che ricorda il cinema di Alice Rohrwacher - purtroppo Cloro non ha sempre chiaro lo sguardo da porre sul microcosmo che narra; il suo mettere in scena un conflitto tra responsabilità e spensieratezza giovanile è privo della forza necessaria per scegliere con maggior sicurezza una strada da percorrere senza esplicitare tutto subito e andare più in profondità. Perdendo nel fattore emotivo, il film di Sanfelice azzecca l'evoluzione della protagonista ma fatica a emergere nella sua totalità.


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