Diego (Luca Argentero) è un uomo tranquillo che nella vita non ha mai osato correre un rischio, preferendo un’esistenza placida e priva di brio. Quando però il padre - sul letto di morte - gli chiede di osare di più, decide di non tirarsi indietro. Fausto (Edoardo Leo) è un coatto che sviolina convinzioni fasciste e passa il suo tempo architettando televendite truffaldine. Sergio (Claudio Amendola), all'opposto, è comunista e pieno di ideali: la moglie lo ha lasciato ed è costretto a guardare sua figlia impazzire per i programmi di Maria de Filippi. Claudio (Stefano Fresi) è un pacifista che va in ansia al primo segnale di possibile disordine. Elisa (Anna Foglietta) è incinta, vanitosa e vanesia. Cinque personaggi, diversissimi, che finiscono per collaborare quando il sogno condiviso di aprire un agriturismo sembra mettere tutti d’accordo. Peccato, però, che il coraggioso piano venga messo in crisi dalla richiesta di pizzo da parte della camorra, rappresentata dal galoppino Vito (Carlo Buccirosso). I protagonisti saranno così costretti a ribellarsi con le uniche armi a loro disposizione: tra lotte comuniste, vecchie macchine fuori moda e rocambolesche avventure, cercheranno in ogni modo di risolvere la spinosa questione. Noi e la Giulia – tratto dal romanzo Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei – è il terzo film da regista di Edoardo Leo, dopo i successi di Diciotto anni dopo e Buongiorno papà . E in dieci anni appare evidente come il regista/attore continui a maturare sia nella forma che nei contenuti. Con Noi e la Giulia lo spettatore si trova in un universo da commedia: i personaggi sono degli adorabili falliti, degli inetti in qualche modo in lotta con i lati più ostici della vita. Chi guarda al proprio matrimonio con ribrezzo, chi deve fuggire da beghe burocratiche, chi scappa dai pregiudizi di un mondo che non si evolve; ognuno dei personaggi porta in sé una micro-tragedia (una scheggia fra tutte quelle che popolano l'Italia) ma lo fa con la leggerezza di una risata rassegnata. Alla commedia, Edoardo Leo controbilancia una chiara consapevolezza del contesto sociale in cui il suo film si inserisce; un connubio fra risata e retrogusto amaro che non può lasciare insensibili. Storia di un’amicizia in via di sviluppo, piena di ideali ma anche di goliardia maschile, Noi e la Giulia ha il merito di affrontare – sempre con una sorta di leggerezza consapevole – un tema spinoso come quello legato alla corruzione e alla criminalità . La piaga della camorra viene portata in primo piano, ma senza essere idealizzata né estetizzata. Anzi, si può dire che la pellicola di Edoardo Leo ne faccia quasi una parodia e la ridicolizzi, togliendole di fatto tutto l’oscuro alone di terrore. Nella figura di Vito – un davvero ottimo Buccirosso – il regista sfata tutti i miti legati ai criminali corrotti, rendendoli più umani e, dunque, più vulnerabili. Il vero slancio, però, sta nel rappresentare uomini qualunque – "sfigati" che non possiedono niente, se non un nuovo sogno – che decidono di ribellarsi e di mettere fine all’omertà , anche se questo significa arrabattarsi un po'. Un’operazione intelligente che miscela tragico e comico, senza mai rinunciare allo scopo di intrattenere e far riflettere al tempo stesso. Unica pecca: il finale, che odora veramente di miracoloso e appare un po’ troppo affrettato.