
Ispirato a una storia vera, The Repairman segna il debutto alla regia dello scrittore/regista Paolo Mitton, già collaboratore nel reparto effetti digitali di progetti ad alto budget come Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Alien Vs Predator e Charlie e la fabbrica di cioccolato. Presentato al Torino Film Festival nel luglio 2013, il film di Mitton arriva nelle sale italiane solo due anni dopo. Scanio (Daniele Savoca) è un uomo disadattato e indisciplinato, con un lavoro precario che lo porta a fare riparazioni "freelance" per una società di macchine da caffè. Circondato da amici di maggior successo, vive in un appartamento fatiscente di proprietà di una padrona prepotente. Nella vita gli manca qualcosa per sentirsi completo - quasi come quella "A" assente dal suo nome - fino al giorno in cui incontra Helena (Hannah Croft), una donna con una carriera da consulente aziendale. Con lei, Scanio inizierà un'inverosimile storia d'amore. The Repairman è un film leggero dai tratti spiccatamente indie; una storia familiare, alimentata da umorismo gentile e da una colonna sonora vivace. Diviso in episodi, con un paio di loop temporali e salti nella narrazione non lineare, Mitton e il suo co-sceneggiatore Francesco Scarrone creano una funzionale struttura in cui tutto inizia con un banalissimo ritiro di patente. Da questo impianto - che alterna i momenti che hanno condotto Scanio al suo punto di partenza/arrivo - lo spettatore percepisce che il senso e la ragione stessa dell'opera risiedono in una bolla narrativa, in un'esistenza alla ricerca di se stessa. Nonostante alcuni temi siano profondi, nel film non è presente alcun giudizio ma una sorta di distacco che, insieme a un ritmo piuttosto contemplativo, lascia modo di esplorarne i dettagli. La recitazione autentica e intensa dà credibilità a personaggi (ancora un po’ stereotipati), così da ricordare più la commedia dell'arte che il tradizionale stile "all’americana". Nonostante il magro budget - meno di $ 300.000 - anche tecnicamente The Repairman offre una prova dignitosa: la fotografia di David Rom cattura l’Italia nei suoi toni autunnali, mentre una manciata di effetti digitali conferiscono al film una spolverata di realismo magico. Un'opera di esordio lieve e piacevole, una sorpresa molto gradita.