
Nel 2015 c'è crisi anche all'Inferno: sovraffollamento e disordine contaminano l'Oltretomba, al punto che Lucifero domanda aiuto a Dio per introdurre settori nuovi di zecca e far fronte alle esigenze dei peccatori moderni, ben diversi da quelli di ieri. Come fare quindi per “catalogare” i peccati di oggi? Niente di più semplice che rispedire sulla Terra, secoli dopo, Dante Alighieri (Francesco Mandelli) in persona. Dopo la sua Commedia il poeta torna a censire i peccatori, ma stavolta a Milano e guidato da Demetrio Virgilio (Fabrizio Biggio), un trentenne precario che di inferni è un vero esperto. La Solita Commedia - Inferno, ultima fatica (…) del duo Biggio-Mandelli, di nuovo protagonisti del grande schermo dopo I soliti idioti e I 2 soliti idioti (pellicole seguite al successo della serie tv), è un film che si riesce facilmente a stroncare. Si potrebbe affermare che Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli sono in effetti i Soliti Idioti che loro stessi dichiarano di essere, criticarne la sceneggiatura, il gusto trash e infine concludere che non c'è nulla in questo film che valga la visione. Ma vorrebbe dire cavalcare quell'onda di snobismo che, aggrappandosi alla pochissima autorevolezza rimasta al genere della commedia in Italia, invoca un “ritorno alle origini” del cinema, ignorando che ciò che viene portato in sala non è altro che qualcosa che ha già raggiunto l'apice del successo sul web e poi in televisione. Basta ascoltare i tormentoni più in voga del momento per rendersi conto che, accanto al demenziale (ma più intellettualmente rispettato) Maccio Capatonda, ci sono loro: i Soliti Idioti. Tre o quattro gag ricorrenti e il successo è fatto: ecco che il cinema – così misero di idee – saccheggia quello che già valeva poco in tv e lo rende plateale e, quindi, disprezzabile. Ma la questione non è certo criticare il cinema di Biggio-Mandelli quanto capire come mai fa ridere. Forse perchè, dopo anni passati a deliziare il pubblico con il cinepanettone schema fisso “corna-equivoco-capitombolo”, i Soliti Idioti hanno realizzato una cosa almeno nuova: un umorismo dichiaratamente demenziale, sboccato, dissacrante e non-sense; una comicità che non ha altro scopo se non la risata viscerale, goliardica. Lo stile è esagerato - dalla parodia ai costumi, fino dal trucco carnevalesco - eppure il duo comico mostra non solo di avere ben chiaro in mente il target di riferimento, ma soprattutto di sapersi rinnovare. Nei limiti del genere praticato, s'intende. Per quanto non si possa negare la bassissima qualità dell'umorismo proposto e la misera arguzia delle gag, il percorso cinematografico di Biggio-Mandelli ha più saggezza di molti altri: se il primo film presentava un rigido copia/incolla di gag già viste e il secondo solo un pallido tentativo di sceneggiatura, dopo aver sufficientemente diffuso il loro verbo attraverso il mezzo cinematografico, i due mettono da parte i personaggi noti e alzano l'asticella. La Solita Commedia - Inferno mostra un tentativo (va detto, più preoccupante che ambizioso) di trilogia e un soggetto provocatorio che oppone la loro comicità Idiota niente meno che al poema italiano e al suo Vate. Nel passaggio di genere, dallo “sketch lungo” al film, molto del ritmo si è perso e la struttura – in ogni caso a episodi – è quella di una pellicola che langue e rivela tutti i sui limiti. Eppure Biggio-Mandelli resistono con un policamente scorretto che inizia proprio dal tirare in mezzo santi, diavoli e poeti. Inutile dire che la rappresentazione di Paradiso e Inferno è esattamente l'apoteosi di kitsch che i fan degli sketch televisivi si aspettano, ma con almeno un paio di personaggi davvero divertenti. Qualche citazione alla commedia (di certo non a quella di Dante) e ai cult hollywoodiani ed ecco un film ancora lontano da essere consigliabile, ma colpevole di qualche risata in più rispetto alla media.