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Una nuova amica

19/03/2015 11:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Una nuova amica

Laura (Isild Le Besco) e Claire (Anaïs Demoustier) sono amiche sin da ragazzine: inseparabili, si sono giurate di restare insieme per sempre...

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Laura (Isild Le Besco) e Claire (Anaïs Demoustier) sono amiche sin da ragazzine: inseparabili, si sono giurate di restare insieme per sempre. Il destino però ha in serbo altri piani e Laura, gravemente ammalata, muore. Devastata dal dolore, Claire rischia di crollare. A restituirle la voglia di vivere c'è solo la promessa che ha fatto all'adorata amica e a se stessa: si prenderà cura del marito di Laura, David (Romain Duris), e della loro bambina. Claire scoprirà presto che David nasconde un lato di sé del tutto inaspettato.


È stato proprio François Ozon a dichiarare quanto da tempo desiderasse fare un film hitchockiano. Ancora più che nelle atmosfere, nell'attenzione riservata alle protagoniste femminili: donne inquiete che diventano motore di situazioni al limite del trascendentale, in cui spesso la vita e l'aldilà si incrociano indissolubilmente, come in un matrimonio sacro che non sempre necessita di un uomo e una donna. Dopo il debole Giovane e bella, il regista francese torna ai suoi grandi temi, aprendo una nuova finestra cinematografica sul concetto di identità che gli sta tanto a cuore. Una nuova amica è una storia d'amore. Un triangolo, la cui originalità sta nell'avere tre estremi che variano nel corso del film ritagliando volta per volta nuove relazioni fra i protagonisti. Tutto ha inizio con Laura, Claire e i loro uomini, esclusi da un angolo di vita ritagliato a un'amicizia sempiterna che non ammette intrusioni. Quando Laura muore, tocca a Claire entrare nella famiglia dell'amica per salvare David (e se stessa) dalla solitudine e prendersi cura di una figlia che, in parte, sente appartenerle. In modo in cui Claire finisce per essere attratta dal marito di Laura ricalca in qualche modo la fascinazione provata per l'amica, ma diventa un sentimento innegabile quando al triangolo si aggiunge un altro elemento: l'identità che David cela gelosamente fra le mura di casa, unico luogo in cui può sentirsi al suo posto. La scoperta di ciò che quell'uomo nasconde sarà per Claire il vero inizio.


Se di Hitchcock bisogna proprio parlare, allora va detto che di “donne che vivono due volte” nel film di Ozon ce ne sono ben due: non solo l'altra metà di David, ma anche Claire e il mondo nuovo che le si apre davanti agli occhi, in grado di riportarla più vicino a Laura di quanto pensasse. Un po' come succedeva in Two Mothers di Anne Fontaine (piccolo film, ma grande soggetto di Doris Lessing), il modo di amarsi di due amiche diventa talvolta così profondo che ciò che le accumuna viene in qualche modo spartito equamente. Nel film della Fontaine si traduceva in uno “scambio” sessuale che passava per la storia d'amore dell'una con il figlio dell'altra; qui nella scoperta di una nuova donna che diviene il terzo lato del triangolo. La sola in grado di chiudere il poligono affettivo in cui Laura e Claire sono sempre state sole e che, con la morte della prima, è rimasto dolorosamente squarciato. Ecco che, allora, in una storia profondamente femminile, è l'unico uomo rilevante ad assumere il tanto ambito ruolo di “madre”: anche prima di svelare la sua natura, tocca a David essere genitore e giudice unico per decidere quali e quante madri introdurre nella vita di sua figlia. Il bisogno di questa nuova donna nasce dalla morte di Laura, ma è il corpo di David che in qualche modo la "partorisce" e da un lutto genera vita per sé e per chi lo circonda. Anche qui, come per Two Mothers, la fonte del soggetto è letterario: alla base c'è un racconto di Ruth Rendell che Ozon teneva in un cassetto da anni in attesa di ricavarci la storia magnifica che qui finalmente realizza. Con la naturale semplicità che lo contraddistingue il regista racconta la complessità identitaria, sessuale e genitoriale in un intreccio di psicoanalisi, attualità e commedia che, nonostante la quantità di temi, scorre con facilità. Come se tutte le carte della storia fossero già sul tavolo e lo spettatore dovesse solo svelarle una dopo l'altra. Di hitchockiano c'è anche lo stile della narrazione, con una rivelazione che avviene piuttosto presto rispetto alla trama ma sfida per tutto il film il pubblico a fronteggiarsi con la sua scoperta e a guardare Claire che, come un'investigatrice, ne affronta le conseguenze.


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