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Home - A Casa

26/03/2015 12:00

Costanza Gaia

Recensione Film,

Home - A Casa

Immaginare un futuro prossimo nel quale l'umanità venga dominata da una razza aliena superiore non è certo un esercizio nuovo al cinema...

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Immaginare un futuro prossimo nel quale l'umanità venga dominata da una razza aliena superiore non è certo un esercizio nuovo al cinema. Ma se la razza in questione è fatta di creaturine gommose, tozze e ingenue, allora il gioco diventa più divertente. La Dreamworks presenta Home - A casa, lungometraggio animato divertente e apprezzabile per tutte le fasce di età. La risacca del doppiaggio porta via le voci originali di Jim Pearson (lo Sheldon di The big bang theory) e della cantante Rihanna, la quale però si può ancora apprezzare grazie nella colonna sonora.


Il popolo dei Boov ha l'abitudine di colonizzare pianeti sempre nuovi e di dominare gli indigeni. Non è la sete di conquista o l'avidità a costringerli a una vita nomade, bensì la paura: i malvagi Gork li inseguono da una galassia all'altra, senza pietà. Alieni pavidi, dunque, rigidi e ligi al dovere fino all'eccesso; misantropi, chiusi nei propri compiti e nelle proprie regole come nei propri appartamenti. L'anomalia che sfugge alla regola è il candido Oh, che scruta il mondo con un paio di occhioni pieni di entusiasmo e vede il trasferimento in un nuovo palazzo come l'occasione per farsi nuovi amici. Spesso però troppo candore viaggia di pari passo con una quota eccessiva di sbadataggine, così l'extraterreste si porta dietro un effetto domino di guai che lo trasformeranno nel più ricercato del pianeta. La sua fuga si intreccia con il cammino di Tip, una ragazzina rapita dai Boov, rimasta sola dopo la scomparsa della madre con un enorme gatto di nome Pig.


Home presenta il più classico degli schemi: eroi insoliti, costretti con le spalle al muro ad affrontare i propri demoni e una tempesta cosmica di difficoltà. La fabbrica dei sogni ci racconta, ancora una volta, che questo modello non è affatto da cestinare ma riesce a tenere gli spettatori ben saldi alla poltrona di velluto del cinema a ridere di gusto. Gli adulti, come i bambini. Tim Johnson dirige un film dalla trama buona e funzionante: la noia non sopraggiunge finché la lanterna magica resta tra i tentacoli del buffo Oh e della sua gente mangiabulloni. Quest'ultima colorata fatica Dreamworks non sfigura accanto a Megamind e Shrek, con i Boov “conquistatori” che più che a una stirpe guerriera o imperialista, somigliano a una versione alternativa dei Minions o dei Pinguini di Madagascar. Come in Dragon Trainer, Home mette in scena sentimenti comuni come il senso di inadeguatezza, il timore di affrontare i problemi e la paura di sbagliare, per poi restituire eroi più forti e completi. I due protagonisti imparano a conoscersi, a lasciarsi andare e a comportarsi come mai avrebbero immaginato. Oh preserverà tutta la sua dolcezza ma, quando si guarderà alle spalle ricordando il momento in cui è partita la sua avventura, si scoprirà arricchito e rafforzato. Come un Ulisse pop, un eroe romantico con meno paranoie.


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