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Fast & Furious 7

29/03/2015 11:00

Roberto Semprebene

Recensione Film, Film Azione, Fast and Furious,

Fast & Furious 7

Torna la serie che ha saputo ritagliarsi un suo spazio riconosciuto nella storia dei blockbuster moderni

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Dom Toretto (Vin Diesel) e Bryan O’Conner (Paul Walker) sono entrati ormai nell’immaginario collettivo grazie alla saga di Fast & Furious, giunta al suo settimo episodio. La serie ha saputo ritagliarsi un suo spazio riconosciuto nella storia dei blockbuster moderni, con una filosofia e degli elementi strutturali tanto semplici quanto d’impatto: motori potenti, donne bellissime, personaggi carismatici e azione a non finire. Come introdotto nella sequenza finale di Fast & Furious 6, Deckard Shaw (Jason Statham), vuole vendicarsi di Toretto e compagni per la brutta fine del fratello Owen, avversario del precedente episodio. Shaw è un osso molto più duro di Owen: ha un passato nei servizi segreti inglesi e nessuna remora nell’uso della violenza. Per difendere la propria famiglia, Toretto sarà costretto a giocare tutte le carte a sua disposizione, stringendo una strana alleanza con i servizi segreti americani guidati da Frank Petti (Kurt Russell) e richiamando all’azione, ancora una volta, tutta la sua squadra di straordinari piloti.


Dopo sei film in cui era successo di tutto - dai più semplici incidenti di corsa alle sfide con carri armati e aerei da trasporto - sembrava difficile potersi superare, ma l’introduzione di una caccia all’uomo, incrociata con il più letale degli antagonisti incontrati da Toretto e compagni, ha permesso agli sceneggiatori di introdurre ogni genere di follia, trasformando di fatto Fast & Furious 7 nell’equivalente motoristico di un cinecomic. Non si fraintenda il senso di queste parole: per quanto inverosimili siano le peripezie che i protagonisti del film si trovano a vivere, per lo spettatore di Fast and Furious quanto più esagerato è ciò che viene presentato, tanto maggiore è l’esaltazione e il divertimento. Non c’è bisogno di avvisare con il solito "Non provatelo a casa", il messaggio che passa a livello subliminale è che solo Toretto o John McClane di Die Hard siano in grado di gestire certe situazioni.


La regia questa volta è affidata a James Wan: il regista di Insidious e Saw sembra essersi davvero divertito a realizzare scene d’azione al cardiopalma ma anche momenti di grande ilarità, costruiti principalmente sui dialoghi fra i protagonisti; in particolare si concentra sui personaggi di Roman (Tyrese Gibson) e Tej (Christopher Brian Bridges, più noto come Ludacris), ma anche sulla mole di Dwayne Johnson nei panni di Hobbs. Sulla scia dei precedenti episodi - e di una marcata strategia di location placement - il film si snoda per diversi contesti, dal Messico all’Europa dell’Est, anche se particolare rilevanza e spettacolarità è data ad Abu Dhabi, presentata con riprese di skyline e paesaggi che richiamano le sequenze introduttive della serie CSI: Miami. A nuovi contesti e automobili, Wan ha saputo accostare gli elementi classici della serie, come l’immancabile Dodge Charger R/T di Dom o la ruvida sensualità di Letty (Michelle Rodriguez), ottenendo un mix efficace e divertente che, per essere pienamente goduto, necessita del grande schermo e di un ottimo impianto sonoro. Questo episodio rappresenta naturalmente anche l’addio a Paul Walker, prematuramente scomparso nel 2013: la celebrazione di un’amicizia che ha saputo andare oltre la finzione scenica e rendersi importante nella vita reale, come Vin Diesel non ha mancato di sottolineare più volte. Per quanto il film non anticipi amarcord, conservandoli per il commovente finale, è innegabile leggere in alcuni passaggi un certo senso di predestinazione, forse inserito in fase di montaggio, forse in linea con il film per una semplice ironia del destino. Comunque proceda la saga, la mancanza di Bryan O’ Conner lascerà un vuoto difficile da colmare in una serie che deve tanto a lui e alla grande alchimia che aveva saputo creare con Vin Diesel.


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