Augusto Fioretti (Vincenzo Salemme) è un maresciallo dei carabinieri che dalla sua appartenenza al segno zodiacale del toro ha ereditato una grande, spropositata gelosia nei confronti della figlia, che vede tutti i fidanzati scappare via davanti alle macchinazioni del padre. Carlo (Massimo Boldi) è del segno della vergine, ha paura di tutto, è ipocondriaco e si convince di avere poche ore di vita a causa di un paio di righe ambigue pubblicate sulla pagina dell'oroscopo. Andrea (Amedeo Grieco) si è fatto le ossa come truffatore, spellando poveri ignari che decidono di assicurarsi con lui: ora è innamorato di Monica (Mariana Rodriguez), segno pesci e ossessionata dalle parole dell'astrologo Piero (Pio D'Antini), amico di Andrea, che comincerà a scrivere frasi volte a convincere Monica che il suo destino sia con lo stesso Andrea. Infine c'è Giuliano (Gigi Proietti) che non crede negli oroscopi e se ne va filosofeggiando in giro riguardo l'inutilità delle predizione degli astri. In ambito cinematografico è ormai un luogo comune disprezzare i cinepanettoni e usarli come esempio di tutto quello che, in un film, non si deve fare. Una verità universalmente riconosciuta, tuttavia, è che molto spesso i luoghi comuni sorgono su fondamenta di realtà inconfutabili: ci si può sbagliare, naturalmente, ma di certo non si compierà un grande errore nell'affermare che Ma tu di che segno sei? è un film desueto, inefficace. Neri Parenti, che dirige una storia firmata dai fratelli Vanzina – dunque non proprio gli ultimi arrivati nell'ambito della commedia – realizza una pellicola che, nelle intenzioni, vorrebbe essere un mosaico sull'Italia di oggi; un Italia che evita tutti i problemi, ignora i grandi temi, ma crede fermamente nelle stelle. Si parte dunque da un presupposto improbabile: dare per scontato l'ossessione degli italiani per l'oroscopo. Purtroppo tutte le soluzioni adottate per raggiungere il traguardo dei novantanove – lunghissimi - minuti mettono in risalto una pochezza di idee disarmante. Il film accatasta gag e situazioni maschiliste al limite della sopportazione che faticano a strappare persino un accenno di risata.