Dopo Super Robot 1, ecco il sequel del movie collection firmato dal mangake giapponese Kiyoshi Nagai, in arte Go Nagai: quattro episodi finali narrano le avventure degli eroi cibernetici. Differentemente dalla prima parte, incentrata sulla figura del giovane protagonista Ryo e di Mazinga Z, questa seconda possiede l’intreccio narrativo del racconto corale. Il Grande Mazinga, Goldrake e Getta Robot G sono tutti personaggio di primo piano che lottano assieme contro dischi volanti, re malvagi di pianeti lontani e draghi marini per proteggere Tokyo, il Giappone e l’umanità tutta. Sino all’episodio finale, nel quale si raggiunge il culmine della storia: un’intrepida alleanza fra i tre per ricacciare un pericoloso dragosauro negli abissi profondi. A dimostrazione del fatto che, dove non arriva uno, può l’altro e che l’imperfezione dell’eroe può diventare una salvifica cooperazione. Colpisce nelle viscere l’abilità di Go Nagai, in grado di indagare l’animo umano attraverso un mezzo fruibile, come un anime o un manga. Vengono svelati per la prima volta i retroscena delle vite dei protagonisti: i temi della perdita, del sacrificio e della vendetta sono affrontati in modo semplice e profondo, di modo che l’emozione umana non sia banalizzata mai, neanche se a viverla sono i protagonisti di un fumetto. Una costante delle storie di Go Nagai è il riferimento a civiltà antiche, a testimonianza del suo amore per la storia dell’umanità , di cui egli racconta il progresso tecnologico (in questa seconda parte viene riproposta la storia delle antiche civiltà dell’America Latina). La trama - piuttosto prevedibile - del film è resa interessante da una maggiore introspezione dei personaggi che, attraverso un costante flusso di coscienza, rendono partecipe lo spettatore non soltanto di pensieri, ma anche di sentimenti intimi. Apprezzabile il tentativo del mangake di produrre un’opera dal carattere unitario e omogeneo, nonostante sette totali episodi separati. Ma la diversità del disegno tra un episodio e l’altro conferma l’ ossessione paranoide che aveva verso le sue creazioni, per cui riprese più volte i soggetti da lui stesso creati, inventando per loro nuove avventure, dandogli un vestito diverso e dei colori più luminosi, senza mai partorire storie differenti da quelle che lo resero famoso. Infine, dal petto dei giganti meccanici esplode tutta l’umanità dei loro piloti, celata dietro muscoli d’acciaio e dietro alabarde spaziali. Quasi che basti un film d’animazione a ricordarci che l’eroe cibernetico ha sempre il cuore pulsante di un umano e che, in realtà , non serve essere perfetti per diventare supereroi. Quello che importa è riuscire a diventare perfetti assieme. E possedere un’alabarda spaziale.