Per il piccolo Nicolas (Jean Marie Leroy) e la sua famiglia sono finalmente arrivate le tanto attese vacanze estive: eccolo allora partire con mamma, papà e nonna per mettersi in viaggio verso il mare. In villeggiatura, attendono Nicolas nuove avventure e indimenticabili amici. Da un albo del 1962, Laurent Tirard dirige il secondo episodio cinematografico delle vicende del personaggio creato da René Goscinny e Jean Jacques Sempé. Già nel 2009 l’esperimento de Il piccolo Nicolas e i suoi genitori aveva fatto arricciare il naso ai fan più anziani e fedeli delle strisce di Goscinny (papà anche di Asterix) e Sempé. Dopo essere stato protagonista delle letture di intere generazioni di bambini, oggi diventati adulti, Nicolas approdava sei anni fa al cinema sotto la direzione di Laurent Tirard: un successo, un primo episodio cinematografico che in Francia ha fatto staccare più di 5 milioni e mezzo di biglietti. Per quanto gli autori avessero annunciato che l’intento non fosse la serializzazione del Petit Nicolas ma un tentativo di incontro fra un eroe 60’s e le generazioni novelle, un secondo capitolo del film era una strada facile da percorrere. Ecco allora Le vacanze del piccolo Nicolas: ancora più disimpegnato del precedente, così garbato da diventare stucchevole e dotato di un umorismo leggero ma troppo articolato. Le intenzioni sono vaghe: se l’idea di partenza era fare conoscere Nicolas ai piccoli di oggi, diversamente che nel primo film stavolta il focus sembrano essere non tanto i bambini quanto gli adulti, nel triangolo composto dal papà piacione di Nicolas (interpretato da Kad Merad), la dolce mamma (Valérie Lemercier) e il suo più ostinato corteggiatore, il nostro Luca Zingaretti, non proprio nella sua migliore forma. Laurent Tirard, fan di René Goscinny e già regista di un recente episodio cinematografico di Asterix, ammette di essere cresciuto con i personaggi dell'autore francese e di avere sempre desiderato trasporne le storie. Ecco perchè ne Le vacanze del piccolo Nicolas cambia l’ambientazione ma non le vicende del protagonista che, private del tratto sfuggente di Sempé, lasciano il campo a una trama poco corposa, per gli adulti come per i bambini. Un film che vale la pena di essere visto quasi unicamente per la cura scenografica e i costumi. Tirard, in un polpettone di suggestioni e stili, ammette di infondere a questo film le atmosfere del cinema che lo ha formato: evidentissimi Hitchcock e Tati, ma anche Fellini. La studiata composizione dell’inquadratura (che qualche volta pare quasi ricordare le simmetrie di Wes Anderson) e la fotografia limpida riportano alla mente agli albi di Sempé, eppure in nessun modo Tirard riesce a rendere su schermo la vivacità senza tempo di Nicolas. Anche dove i calzoncini corti e il gilet lasciano il posto a colorati costumi e ombrelloni a righe, le storie del Petit Nicolas appaiono irrimediabilmente invecchiate e difficili da proporre ai bambini di oggi.