Doctor Who, nata in Inghilterra, casa BBC, è la serie tv più longeva al mondo. Un totale di ventisei stagioni, per la Serie Televisiva Classica, seguite da un film per la tv nel 1996 e tornate in voga - dopo una pausa di nove anni - nel 2005, con la nuova serie, che si estende per altre otto stagioni. Scritto principalmente da Steve Moffat (sceneggiatore con Mark Gatiss di un altro progetto di grande successo: Sherlock) conosciamo qui un nuovo Dottore, accolto inizialmente dal pubblico con un po’ di sconcerto visto il gap di età con il precedente Matt Smith e la sua presenza in una delle puntate delle precedenti serie, 4x02, Le fiamme di Pompei, difficile da giustificare. Parte la nuova sigla, graficamente bellissima elegante e dettagliata, ma con una melodia meno accattivante della precedente. Concetto che diventa il punto chiave dell’ottava stagione: chi e cos’è veramente il Dottore? Veniamo trasportati in un viaggio psicologico all’interno del personaggio e vediamo cambiare anche il rapporto con Clara. Clara - con il suo carattere irascibile, contraddittorio e a volte irritante - diventa così non solo la semplice assistente del personaggio principale, ma una co-protagonista. Jenna Coleman e Peter Capaldi svolgono un lavoro incredibile: l’alchimia tra i due attori rende i loro personaggi fragili e privi della loro corazza protettiva, definendo così un ritratto psicologico ben preciso. Il dottore non è più una "cotta" del momento e Clara non è più la sua assistente infatuata. Sempre più frequentemente Il Dottore viaggerà solo e Clara intraprenderà una relazione con il misterioso Danny Pink. Peter Capaldi in questa nuova stagione è riuscito a farsi amare e odiare allo stesso tempo. Il suo è uno dei Dottori più controversi visti finora: ricorda le precedenti incarnazioni classiche, ma con quel tocco di modernità che deriva dai suoi predecessori. La prova attoriale è così credibile che ci si immedesima facilmente in lui. Per non parlare di Michelle Gomez, nella parte di Missy, presente con più frequenza negli episodi finali: inquietante e disturbante, peccato non averla caratterizzata ancora di più. Nel complesso questa stagione è sfaccettata, con dodici episodi ben bilanciati. Steven Moffat non ha dato molta importanza alla trama, dettaglio che ha causato dissenso generale (specialmente la scelta di proporre un personaggio complesso come Missy e lasciarlo poi uscire di scena in modo sbrigativo), rinunciando a realizzare uno dei suoi finali epici. Eppure ci pone davanti a una presa di coscienza che mette in secondo piano tutto il resto. Ogni episodio ha un significato che va svelato, spesso si viene messi di fronte a una scelta. E quindi chi è il Dottore? Non è un eroe, un buono o un cattivo: è un uomo. Che sbaglia e impara dai sui errori. Un Respiro Profondo/All’interno di un Dalek Nella puntata di apertura, vediamo ri-nascere per la prima volta il Dottore numero 12, interpretato da Peter Capaldi, attore italo-scozzese con una brillante carriera alle spalle e un premio Oscar per il miglior cortometraggio nel 1995. Come ogni post-rigenerazione appare confuso, non ricorda nulla di quello che è appena accaduto. La sua compagna, Clara Oswald - presente anche nella settima stagione - avendo assistito al cambiamento, si trova a dover fare i conti con una situazione caotica. La rigenerazione è stata traumatica, e finalmente si vede il Dottore spaesato come dovrebbe essere. Con All’interno di un Dalek, episodio 8x02, il Dottore inizia a chiedersi chi sia realmente: sarà davvero un uomo buono oppure no? Il Dalek stesso gli fornirà una risposta definendolo un “Dalek buono” ed eliminando la concezione di Dottore come "eroe dell’Universo". Nella Foresta della Notte Puntata ben riuscita è "Nella Foresta della Notte": grazie alla presenza di una scolaresca di bambini che "invade" il Tardis, Londra è trasformata in una foresta da fiaba. Geniale la metafora tra Maebh (Abigail Eames), Cappuccetto rosso tra i lupi e il giubbotto con il cappuccio rosso.