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Il racconto dei racconti - Tale of Tales

13/05/2015 11:00

Caterina Bogno

Recensione Film,

Il racconto dei racconti - Tale of Tales

Reduce dal successo di Gomorra (2008) e di Reality (2012), Matteo Garrone torna al cinema con la sua prima pellicola internazionale: Il racconto dei racconti –

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Reduce dal successo di Gomorra (2008) e di Reality (2012), Matteo Garrone torna al cinema con la sua prima pellicola internazionale: Il racconto dei racconti – Tale of Tales. Per l’occasione il regista romano allestisce una grande fiaba dalle sfumature horror che si rivela una piacevolissima sorpresa nel contesto di un cinema poco interessato al genere fantasy com’è quello nostrano.


La materia del film è attinta da Lo cunto de li cunti del napoletano Giambattista Basile (1575-1632): si tratta della raccolta di fiabe più antica d’Europa, costruita secondo lo schema del Decameron, con una cornice all’interno della quale dieci novellatrici narrano ogni giorno una storia ciascuna, per un totale di cinque giornate. Calandosi in un mondo incantato e barocco, Garrone seleziona tre dei cinquanta racconti che compongono l’opera di Basile: a fare da fil rouge è, in prima istanza, una compagnia di saltimbanchi (tra i quali si riconosce l’affascinante Alba Rohrwacher) che si sposta da un regno all’altro dilettandone i sovrani. A tenere effettivamente insieme le tre storie è il punto di vista tutto femminile che fa da lente al racconto: tre donne, ciascuna in una differente fase della vita, ciascuna alle prese con la propria personale ossessione. La Regina di Selvascura (Salma Hayek) è disposta a tutto pur di avere un figlio dal sovrano suo consorte (John C. Reilly): mangerà persino il cuore di un drago marino, se sarà necessario. Il Re di Roccaforte (Vincent Cassel), incallito donnaiolo, ode una voce soave provenire da una misera casetta proprio al di sotto del castello. Se ne innamora, senza sapere che essa appartiene in realtà a qualcuno che non corrisponde esattamente alle sue aspettative. Nel Regno di Altomonte, infine, nasce un rapporto sorprendentemente tenero tra il Re (Toby Jones) e una pulce. Alla morte dell’insetto – che, a furia di essere nutrito a bistecche, ha ormai raggiunto le dimensioni di un maiale – l’addolorato sovrano decide di scuoiarlo e di istituire un torneo: chi saprà capire a quale creatura è appartenuta quella strana pelle otterrà la mano di sua figlia Viola (Bebe Cave), impaziente di lasciare il castello e di conoscere il mondo. Ma cosa accadrà quando a indovinare non sarà proprio quel che si dice un bel principe?


Quelle riportate da Basile e, dunque, da Garrone sono storie che fanno leva sui grandi opposti della vita, facendo appello a temi di portata universale e a ossessioni senza dubbio contemporanee come la smania per la bellezza e per la giovinezza, il desiderio della maternità a tutti i costi, lo scontro generazionale come conditio sine qua non per diventare grandi. In un efficacissimo connubio di realismo e fiaba, mentre lo straordinario si insinua dolcemente nel quotidiano, Garrone incanta lo spettatore coinvolgendolo a un livello intimo e viscerale. Come un funambolo in bilico sulla corda tesa, il regista mette in mostra la propria bravura e lascia tutti a bocca aperta. E allora via libera al sogno e all’immaginazione. Il racconto dei racconti si costruisce attorno a inquadrature che ricercano evidentemente e insistentemente la bellezza e la perfezione formale. Su tutte merita di essere ricordata la sequenza nella quale il cuore pulsante del drago marino viene divorato dalla Regina di Selvascura, resa vorace dal bruciante desiderio di diventare madre: un’inquadratura frontale in profondità di campo, giocata sui colori del nero, del bianco e del rosso, dona grazia ed eleganza a questo atto altrimenti inquietante. Spesso e volentieri si costruiscono dei veri e propri tableaux vivants, ispirati ora alle diafane figure della pittura preraffaellita, ora ai quadri e alle incisioni di Goya. Se, come si dice, il diavolo si nasconde nei dettagli, Garrone supera anche questa prova a pieni voti: non passano certo inosservati gli effetti visivi realizzati in maniera artigianale, che conferiscono un rilievo plastico tutto particolare a pulci giganti, draghi e mostri delle caverne, né è meno degna di nota la colonna sonora realizzata dal premio Oscar Alexadre Desplat.


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