Scritto e diretto da Brad Bird, con l’appoggio dello sceneggiatore e produttore Damon Lindelof, Tomorrowland è un film che prende il nome da una specifica area dei parchi a tema Disney. Il sogno di un futuro migliore, che rischia di trasformarsi in un incubo. Raccontare con ordine le premesse di Tomorrowland, pur non trattandosi di un film complicato, richiede un po’ di salti avanti e indietro nel tempo. Nel 1952 un giovanissimo inventore di nome Frank Walker (Thomas Robinson/George Clooney) viene coinvolto in un progetto visionario: la creazione di una nuova società , un’utopia che ha tanto a che spartire con La Repubblica di Platone e con i suoi epigoni. Un mondo ideale in cui scienziati e sognatori sono liberi di dare forma alle proprie fantasie, plasmando il futuro. A coinvolgerlo nel progetto è una bambina, Athena (Raffey Cassidy), la cui missione è selezionare le persone più creative e fuori dagli schemi. A questo compito continua a dedicarsi anche ai giorni nostri, scegliendo fra tanti la giovane Casey Newton (Britt Robertson). Il suo destino, però, è ben diverso da quello un tempo affidato a Frank: se il ragazzo era stato chiamato a costruire un futuro migliore, la fanciulla dovrà cercare invece di salvare la Terra da una fine che sembra ormai segnata. Tomorrowland è un film che sulla carta aveva molti punti di forza: un setting visionario con scenografie splendide, effetti speciali (non tutti dello stesso livello, ma mediamente molto validi), una serie di temi di riferimento attuali e importanti: ecologia, rispetto dell’ambiente e della vita, prospettive di un futuro migliore e più equo. Eppure ogni buona intenzione si perde in una scrittura - e in una conseguente messa in scena - che sembra il frutto di una stereotipizzazione di Disney, a opera di un reparto marketing plenipotenziario. Quello che poteva essere un film per tutti, ricco di importanti spunti e carico di valori universali (sempreverdi nella loro banalità ) diventa una narrazione per bambini la cui superficialità , prevedibilità e verbosità annulla buona parte del bel lavoro fatto per la contestualizzazione estetica delle avventure di Frank e Casey. Per un pubblico non di primissimo pelo è difficile goderne. La sensazione è di essere presi eccessivamente per mano: non c’è passaggio del film che non sia ampiamente spiegato, anche in assenza di necessità , rendendo estenuante l’arrivo al cuore della storia e alla soluzione di un problema che solo Casey può risolvere. Anche la scelta di George Clooney non risulta particolarmente felice: il suo personaggio richiama alla memoria in modo prepotente quel tipo di sognatore ingenuo e disincantato che eravamo soliti associare al volto buono di Robin Williams. Nonostante la nostalgia del compianto attore sia molta, sarebbe stato opportuno cercare un’alternativa dal physique du role più adatto. Complessivamente, a meno di non avere figli aspiranti inventori, da indirizzare sulla retta via alimentandone i sogni con un buonismo ipertrofico, Tomorrowland rischia l'effetto di una pubblicità progresso dall’alto contenuto glicerico.