
The Rock is back! Brad Peyton firma un action movie adrenalinico con protagonista “la Roccia”, l'ex- wrestler Dwayne Johnson, che già aveva collaborato con il regista statunitense nella trilogia Viaggio nell’isola misteriosa, Viaggio al centro della Terra e Viaggio dalla Terra alla Luna. San Andreas racconta il terremoto di magnitudo maggiore che la Terra abbia mai conosciuto: uno sciame sismico lungo la celebre faglia californiana deflagra in una scossa potente, la cui onda d’urto raggiunge San Francisco. Ray (Dwayne Johnson), coraggioso pilota di elicotteri, si imbarca per Los Angeles con la ex moglie Emma (Carla Gugino) per soccorrere la figlia Blake (Alexandra Daddario) che si trova proprio a Los Angeles al momento della scossa. L’idea del film prende piede nella mente di Beau Flynn, il produttore, fan di lunga data dei film catastrofici, lieto di aggiornare il genere con le capacità odierne del 3D e della moderna tecnologia. Effettivamente le scene d’azione hanno portata e dimensioni mai viste prima: i crolli e gli assestamenti causati dalla scossa generano un senso di confusione nello spettatore, incerto se fuggire o restare in sala. Se il protagonista non rappresenta nulla di nuovo rispetto a ciò che siamo abituati a vedere nelle interpretazioni di The Rock, le interpreti femminili sono la vera rivelazione della storia. Dalle scelte di queste donne forti, le cui gesta affiancano quelle del personaggio principale e il cui atletismo non ha nulla da invidiargli, dipendono gli esiti della narrazione. La catastrofe è il pretesto scelto dal regista per raccontare la storia di una famiglia, la cui vera tragedia è vissuta tra le mura domestiche, con la separazione di Ray dalla moglie. Le fragilità umane vengono alla luce, non meno potenti di quelle ambientali, rendendo Dwayne Johnson piuttosto credibile nei panni del marito e padre sconvolto. Nonostante il nobile intento di rendere spurio il genere drammatico, dandogli il vestito di un film d’azione, il finale di San Andreas è assai scontato e molte scene sono prevedibili. La sceneggiatura non risulta particolarmente brillante o accattivante e, per assecondare la volontà della produzione di un film esageratamente catastrofico, si è trascurata la scrittura. Gli stessi dialoghi - lenti e banali - non conferiscono ritmo al film, che si limita a una sequenza di scene di distruzione dietro l’altra. Non è oro tutto ciò che luccica e neanche argento a volte. I temi della paura e della distruzione, della speranza e perseveranza sono trattati in modo superficiale; al contrario, la cura posta nel mostrare le conseguenze che una calamità naturale di larga scala potrebbe avere sul nostro pianeta è assoluta. La licenza creativa viene applicata da Peyton alle minacce del mondo: anche se il film non è - ovviamente - basato su fatti accaduti, i suoi realizzatori riconoscono la realtà dietro a esso. Come suggerisce il regista «I disastri riescono a far emergere il meglio di noi, gli individui riescono a concentrarsi e trovare la forza. Le persone comuni diventano eroi e gli eroi spingono loro stessi al limite». Piacevole sotto certi profili, mediocre sotto altri, San Andreas non è certamente il miglior film di Brad Peyton. Il rischio di vedersi precipitare con la macchina dentro un dirupo provoca, piuttosto che per il coinvolgimento, la partecipazione andrenalinica al terrore dei personaggi.