Il presidente degli Stati Uniti d’America è virtualmente la persona più potente sulla faccia della Terra. Questo implica naturalmente che si tratti di una posizione tanto ambita quanto ricca di pericoli e insidie, con tanti profili di rischio, cui il servizio di sicurezza deve far fronte con la massima efficienza. Ma quando un attentato all’Air Force One nei cieli della Finlandia costringerà il Presidente William Alan Moore (Samuel L. Jackson) a essere letteralmente catapultato in una sperduta foresta, non sarà l’imponente macchina della sicurezza americana a garantirne l’incolumità: nelle selvagge lande finlandesi sarà un giovane “ranger” di nome Oskari (Onni Tommila) a ergersi a paladino degli USA e completare, in modo del tutto inatteso, il proprio rito di passaggio all’età adulta. Divertente film d’azione teen di matrice finlandese, Big Game - tratto da un romanzo di Dan Smith - si propone in modo originale al pubblico, configurandosi come uno spettacolo certamente non di grande peso, ma capace di divertire e in qualche modo stupire. Se infatti il regista e sceneggiatore Jalmari Helander non rinuncia all’uso di scene d’azione ed effetti speciali propri dei classici film americani, la particolarità dell’ambientazione e della descrizione “rurale”degli abitanti della Finlandia, permette - soprattutto all'inizio del film - alcuni spunti che danno freschezza a un plot altrimenti molto banale. L’interazione fra il potente americano e il giovane finlandese si costruisce nel tempo e permette a entrambi i personaggi di crescere, assumendo maggiore consapevolezza dei propri limiti e delle proprie possibilità: Oskari vive nell’ombra di un padre considerato alla stregua di un eroe nazionale; William Alan Moore ha fatto dell’apparenza la sostanza del suo potere presidenziale. Entrambi hanno bisogno di dimostrare, in primis a se stessi, il proprio valore. Quando i terroristi che hanno abbattuto l’Air Force One si paleseranno per completare il lavoro, i due protagonisti avranno loro malgrado la propria chance di farsi valere. Sul piano delle scene d’azione il film è un prodotto hollywoodiano a tutti gli effetti, ma con i limiti imputabili a una produzione non di primissimo piano, comunque accettabilmente godibile. L’aspetto più efficace è l'incontro fra due culture e generazioni tanto diverse come quella di Moore e di Oskari, che da un’iniziale conflittualità latente sanno costruire una complicità efficace, rimarcata da dialoghi a tratti molto divertenti, soprattutto grazie a un Samuel L. Jackson molto autoironico e a un giovane Tommila serioso e pratico. Non si tratta di un film memorabile o che colpisca particolarmente l’immaginazione per qualche specifico aspetto. Ciononostante, la visione è piacevole e riserva alcuni momenti esilaranti, in un’atmosfera da commedia teen che si permette persino di strizzare l’occhio - in modo ironico - a E.T. e richiamare alla memoria i film adolescenziali degli anni ’80 e ’90, dai Goonies ad Aquile d’acciaio.